Caro direttore, stia a sentire quanto mi è capitato mentre attendevo di partire, ieri, dalla stazione Termini. Nello scompartimento da me occupato assieme ad altre tre persone, stavo leggendo il Giornale nuovo. Due posti erano liberi. Arrivano due «barboni» ventenni, un ragazzo ed una ragazza, con sottobraccio il manifesto.
Vedendo un passeggero che legge il Giornale il ragazzo esclama: «Cerchiamo altri posti perché qui c'è un fascista che legge la stampa borghese». Se ne andarono benché il vagone fosse sovraffollato. Ad un certo punto un signore mi dice: «Per favore, metta via il giornale, non li provochi perché io voglio fare il viaggio in pace». E mi manifesta, a parole, la sua solidarietà, lui anticomunista. Intanto i posti sono stati occupati da altre persone. La discussione continua: ci ritroviamo in sei, tutti anticomunisti, dei quali uno solo, il sottoscritto, con il coraggio delle proprie idee manifestate apertamente e cinque pavidi conigli che accettano, per codardia e amor di quieto vivere, il sopruso di due sbarbatelli extraparlamentari.
Giovanni Ferretti Livorno
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