Quella nostalgia del guancia a guancia

Sono riemersi sguardi, languori e slanci ormai dimenticati

L’Epifania, si sa, tutte le feste se le porta via, feste che nei vecchi sono gravate da ricordi di quando essi erano felici e non lo sapevano. A molti della mia generazione e dintorni il programma Ballando con le stelle avrà suggerito una dolce nostalgia in più. Abituati ad assistere a quelle spirali di solitudine in cui oggi i ballerini si dimenano ossessivamente non più cullati dalla musica ma in preda a un onanismo disperato o sdegnoso, il ritorno della coppia uomo-donna avrà scatenato in molti, lontani ricordi.
Nonostante la distrazione delle scenografie e delle coreografie, dei regolamenti e dell’interesse per la Lotteria, di una giungla insomma nella quale Milly Carlucci si districava con prodigiosa abilità e memoria, al di là dei lustrini e dei provocanti costumi e dei «passi» di balli sconosciuti persino nella nomenklatura, a dispetto di annunci fatti enfaticamente con incomprensibile accento barbaro da ring pugilistico e dei capricci e dispetti di alcuni giurati, prevaleva su tutto un’onda irresistibile di tenerezza. Finalmente un uomo e una donna tornavano a ballare insieme, allacciati non in pose spoetizzanti e ripetitive tra le lenzuola, ma scambiandosi una sorta di tacito linguaggio, il codice implicito dell’amore.
Un tempo il ballo era una di quelle rarissime occasioni per consentire, specialmente agli adolescenti che non osavano dirsi neppure «ti voglio bene», un approccio diretto. Stringendosi reciprocamente tra le braccia o addirittura abbandonarsi guancia su guancia costituiva quella vigilia o quella attesa meno esposta a delusione e più misteriosa e morbida dell’amore stesso. Certo le coppie dei campioni di Ballando con le stelle erano composte di maestri di ballo e di persone esperte, se non celebri, note, possibili oggetti di quel pettegolezzo, invano ribattezzato gossip per nascondere la sua meschinità, che dilaga in televisione, ma per uno di quegli incantesimi della nostalgia molti hanno creduto di ritrovare in esse gli ex compagni del liceo, dell’università o di giochi e di risentire gli odori sottili e conturbanti conservati dalla memoria. Contribuivano a questa sensazione la corresponsione degli sguardi, i languori e gli improvvisi slanci che parevano intravedersi tra le pieghe del comportamento apparente, i baci furtivi, un certo tenersi per la vita che consentiva di far sembrare la trepidazione di sentirsi insieme, l’emozione per la gara.


La coppia vincente, poi, assumeva il trionfo della giovinezza, la gioia di vivere, ma anche il presentimento che il ballo sarebbe finito a mezzanotte. Per fortuna non nel modo tragico del naufragio del Titanic trasmesso contemporaneamente da un’altra rete, ma come una scialuppa di salvataggio dalla tempesta confusa in cui viviamo e un ritorno all’armonia delle cose.

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