da Valencia
Ieri cera pubblico in mare. Italiani molti, che popolano sia le barche di lusso che quelle normali portate qui soprattutto dalle compagnie di noleggio, affollate in particolare di ragazzi dai venti ai cinquanta. Sempre ragazzi sono quelli che prendono la vela in un certo modo. Immaginate più o meno lo spettacolo di un migliaio di mani e braccia che indicano tutte la stessa direzione, e più o meno dicono allunisono «ma... copri... copri» con voce sempre più inquieta e condimento di belle parole. Incitazione rivolta non al babbo ritenuto poco premuroso dalla madre con il figlioletto, ma a «santo» Grael da un popolo di tattici di banchina. Ieri infatti, ancora una volta Luna Rossa e Bmw Oracle si sono separate sul campo nella seconda bolina fino a diventare due punti piccolini. La misurazione elettronica dichiara 2.752 metri, un record. Sulle barche spettatori, sui gommoni palpitazioni, extrasistole, batticuore insomma alla notizia che il vento oscillava, favorendo ora una ora laltra. Alla fine ha avuto ragione lui, il signor Torben Grael, a tener duro su quel lunghissimo bordo a destra. Luna Rossa ha girato lultima boa con un bel vantaggio ed è scivolata giù verso il traguardo sicura, verso la terza vittoria. Punto importante. Forse decisivo per le sorti di questa semifinale. Fino a quel momento la Luna era stata autorevole. James Spithill ha scelto una partenza non troppo aggressiva, entrava anche con lo svantaggio della bandiera blu, e sembrava contento di conquistare la sinistra del campo. Dicono che il campo di Valencia, con la sea breeze di questi giorni, vada affrontato prima a sinistra, almeno fino a metà, e poi a destra. Ma non sempre lavversario ti lascia «scambiare». Luna Rossa ha lavorato bene nella prima bolina e ha spinto Bmw Oracle verso la layline. Nellultimo quarto ha costruito parte del suo vantaggio, virando sottovento e poi stringendo il vento meglio di Bmw Oracle.
Vedere quegli ultimi cinquecento metri è decisivo per apprezzare il lavoro di Luna Rossa: una bolina migliore, un angolo più stretto con il vento. Gli americani hanno guadagnato qualcosa in poppa, ma troppo poco prima di ripartire per quella folle bolina di separazione. Hanno anche rotto il flipper, un baffo di carbonio che serve a tenere in forma il genoa, la vela di prua. Ieri issavano un supergenoa, una vela molto grande che ha bisogno del sostegno. Senza storia, ancora una volta, la regata tra Emirates Team New Zealand e Desafio Espana, i kiwi hanno vinto con 43 secondi. Sul gommone di Luna Rossa si affollavano Patrizio Bertelli, Marco Tronchetti Provera, che ha portato anche il suo Kauris, Carlo Croce, presidente dello Yacht Club Italiano, Riccardo Bonadeo, armatore storico e parte di Azzurra. Larry Ellison era invece come al solito al suo posto su Bmw Oracle, con la piva sempre più lunga. Patrizio Bertelli morde il freno: «Sarebbe proprio bello incontrare in finale New Zealand». Sogni? Il signor Prada è concreto, con i piedi per terra. Sa bene quanta fatica abbia fatto le altre volte ad arrivare al vertice. Gli americani si dichiarano ancora in piena forma. Dice il navigatore Peter Isler: «Dentro di noi non cè niente di rotto, niente che tocchi il nostro morale». Ma lo dice, ci scusi uno degli uomini più esperti, uno che ha vinto alla corte di Dennis Conner, con una faccia da funerale che parla da sola. Aggiunge: «Luna Rossa naviga superbamente, è difficile batterla, bisogna affrontare un giorno per volta».
Oggi arrivano a Valencia mille dealer di Tim Telecom per una convention, assieme allamministratore delegato Riccardo Ruggero. Arrivano anche, sempre ospiti di Telecom Alice, i ferraristi Jean Todt e Felipe Massa. Un giro per la base, ma niente diciottesimo, almeno nelle previsioni. Cosa succede adesso? Potrebbero bastare due giorni per chiudere la partita sul 4 a 1.
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