Il meccanico e i piloti

A differenza di certi magistrati che hanno dichiarato di applicare le leggi secondo le loro convinzioni, Mattarella ribadisce di essere un arbitro neutrale, un "meccanico che aggiusta le cose quando si ingrippano"

Il meccanico e i piloti
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«Ho promulgato leggi che ritengo sbagliate» ha detto ieri il presidente Mattarella parlando ai ragazzi presenti alla cerimonia per i 25 anni dell'Osservatorio Giovani Editori. A prima vista può sembrare una contraddizione, ma così non è. Indipendentemente dal suo contenuto, una legge è giusta se rispetta la Costituzione e ha la copertura finanziaria necessaria per applicarla, sbagliata se manca almeno uno di questi due requisiti. Il capo dello Stato è lì per vigilare solo su questo, altrimenti saremmo in una Repubblica presidenziale, anziché parlamentare. Qualsiasi altro suo giudizio od opinione è irrilevante e non c'è da stupirsi che un uomo che arriva dalla cultura popolare e cattolica di sinistra possa non condividere, cioè ritenere sbagliate, leggi pensate e varate da una classe politica di destra. A differenza di certi magistrati che hanno dichiarato di applicare le leggi secondo le loro convinzioni, Mattarella ribadisce di essere un arbitro neutrale, un «meccanico che aggiusta le cose quando si ingrippano», ma forse non a caso interpretare le parole del Presidente è sempre impresa rischiosa - lo fa nel pieno della guerra giuridica, politica e mediatica sulla gestione degli immigrati clandestini. Come dire: è vero, ho promulgato il cosiddetto «decreto Albania», ma non per questo qualcuno può sospettare o sostenere che ne condivida pienamente il contenuto. Che poi il Quirinale sia sempre stato un semplice ufficio notarile è altro discorso. Certamente non lo è stato con Scalfaro né con Napolitano, due presidenti che hanno usato il potere del ruolo in modo a volte spregiudicato in base alle loro convinzioni politiche. E non pochi

dei primi ministri che si sono succeduti negli ultimi anni in privato si sono lamentati dell'eccessiva attenzione esercitata in modo preventivo dagli uomini del Quirinale sull'attività del loro esecutivo.

Una cosa comunque è certa: o il capo dello Stato e il presidente del Consiglio, qualsiasi sia il suo colore politico, trovano un modo di andare d'accordo, oppure la macchina si inceppa. E a rimanere a piedi non è mai il primo. Un «meccanico», a differenza di un pilota, sa sempre dove mettere le mani nel complicato motore della democrazia e trovare il giusto pezzo di ricambio.

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