Rafinha va di corsa. Subito in campo nell'amichevole giocata dal Genoa ieri contro la Sestrese (12-0) e poi davanti alle telecamere per la sua presentazione. Quasi a voler recuperare il «ritardo» con cui è arrivato a indossare la maglia rossoblù. «So che il Genoa mi cercava da anni. Ora finalmente ci siamo. Per me si apre una nuova fase della vita, una nuova battaglia». Rafinha si esprime in italiano, una delle quattro lingue che parla correntemente, oltre allo spagnolo, al tedesco e alla sua lingua madre. Ha un suo sito e un addetto stampa personale, Leonardo, che lo segue come un'ombra ed è lo stesso di Diego, il brasiliano della Juventus, suo grande amico. Il suo modello è Maicon: «Il miglior terzino destro in circolazione». Lo chiamano Cafu bianco, ma lui si schermisce: «Cafu è stato un grande giocatore, io sto cominciando adesso». In realtà Marcio Rafael Ferreira De Souza detto Rafinha («perché sono piccolo di statura») gioca ad alti livelli da 5 anni, dall'approdo in Bundesliga: «Lì si pratica un calcio molto fisico, mentre in Italia e in Brasile c'è più spazio per la fantasia. In Germania giocavo a destra nel 4-4-2 o nel 3-5-2». Rafinha ha due sogni: riconquistare la maglia della Selecao con cui ha collezionato 6 presenze («La nazionale è la mia meta») e finire in Champions con il Genoa: «Per me sarebbe la quarta volta». Ha scelto la maglia 18 perché a diciotto anni è arrivato allo Schalke. Conosce molto bene Luca Toni che in Germania è rimasto due anni e mezzo: «Ho giocato contro di lui tre, quattro volte. Grande attaccante, sempre pericoloso, per fortuna staremo dalla stessa parte». Sa già tutto del derby: «So quanto è importante il classico anche in Italia. Ricordo le sfide contro il Borussia Dortmund». Ha visitato Roma molte volte perché suo fratello, Marcelinho, è una star del calcio a 5 nella Lazio.
Ieri Gasp contro la Sestrese lo ha lasciato in campo per 75 minuti e Rafi ha messo in mostra le sue doti migliori: velocità e ottima tecnica. È uscito tra gli applausi.
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