
di Elio Franzini *
La memoria è capacità di costruire connessioni, di legare tra loro gli eventi, connettendo la memoria individuale e la memoria storica. Il simbolo, anche dal punto di vista etimologico, è ciò che riunisce e, in questo modo, ci aiuta a immaginare, a costruire storie e, come fa la filosofia, percorsi di pensiero. Che non sono astratti: ma radicati in ciò che noi siamo, nel nostro modo di vedere il mondo, unificandolo, simbolicamente appunto, con quello degli altri. Perché la filosofia ci ricorda, con Merleau-Ponty, che «l'assoluto filosofico non risiede da nessuna parte, non è dunque mai altrove, è da salvaguardare in ogni avvenimento». Nella Giornata della Memoria, in questo avvenimento che ricorda la tragicità della storia, questo può fare il lavoro filosofico: interrogare i nuclei simbolici del passato, interrogarli nel profondo, con metodi diversi, per cercare di comprendere un messaggio sempre attuale attuale oggi nelle guerre e nelle devastazioni cioè che la follia del mondo non può farci rinunciare alla ragione. Per questo, proprio per questo, come scrive Todorov, «la memoria è necessaria; ma oggi dobbiamo aggiungere: non è comunque sufficiente. Per quale motivo? Perché abbiamo tutti la tendenza a sfruttarla a nostro favore. Ci identifichiamo nelle vittime innocenti e questo ci autorizza a esigere la riparazione dei torti subiti; o in eroi irreprensibili, così evitiamo di parlare dei nostri comportamenti.
È sufficiente cambiare luogo, etichetta, e non vediamo più alcun motivo di trarre lezioni dal passato che siano applicabili anche a noi». La memoria ci ricorda dunque che, accanto allo sguardo, bisogna agire, ciascuno di noi, ogni giorno.* prof. di Estetica ex rettore della Statale
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