Alla Rai immersa nei guai mancava solo la zuffa nazionale sulla parificazione tra Bella ciao e Giovinezza da realizzarsi sul palco dell’Ariston. Così il consiglio aziendale, riunito ieri, ha pensato di dare una risposta secca e ha raccomandato al direttore generale e al responsabile di Raiuno di agire perché «si proceda con maggiore prudenza e responsabilità e quindi con criteri diversi» evitando «la superficialità e la ricerca del clamore».
Insomma per i consiglieri, che sono poi gli editori, sul palco di Sanremo non si devono sentire risuonare strofe tipo «giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza». Ma, secondo quanto precisato dall’esponente di sinistra Nino Rizzo Nervo, nessuno ha posto il problema su «Bella ciao, che è stato l’inno della liberazione», anche se i componenti della maggioranza invece hanno sostenuto di aver perplessità su entrambi i brani. In ogni caso, gli organizzatori prendono atto e il presentatore Morandi assicura: «Abbiate fiducia nelle nostre scelte, non vogliamo fare politica. E io sono sempre stato una persona equilibrata». E, per ribadire il concetto, annuncia che la serata del Festival dedicata ai 150 dell’Unità d’Italia (il 17 febbraio) sarà aperta dall’inno di Mameli. Almeno su questo saranno tutti d’accordo, anche i politici (a decine) che sulla questione hanno voluto dire la loro. Ma che succederà ora con Giovinezza, la canzone simbolo del fascismo, sulla cui esecuzione si sono concentrate le critiche? Per non rimangiarsi l’idea, gli organizzatori - che ovviamente hanno previsto se non auspicato la valanga di proteste (la strategia è sempre quella: più se ne parla meglio è) - magari si inventeranno un modo per accennarla o per farla sentire disinnescandone la potenza. Per esempio facendola intonare da una giovane star.
Intanto Morandi allunga l’elenco degli altri brani, più innocui, che vorrebbe far ricantare dagli artisti in gara per ripercorre la nostra storia: da Viva l’Italia a La canzone del Piave, da Addio Lugano bella a L’Italiano. E, accanto a lui, sul palco, vorrebbe tanto Celentano. Così la «disunità» d’Italia è assicurata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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