Roma - Il razzismo è tutt’altro che estirpato dai giovani. Quasi la metà dei giovani italiani sono apertamente razzisti e xenofobi, e solo il 40% si dichiara "aperto" alle novità e alle nuove etnie che popolano il nostro paese. E' il dato sconfortante che emerge dall’inchiesta Io e gli altri: i giovani italiani nel vortice dei cambiamenti, uno studio che ha coinvolto oltre 2.000 ragazzi tra i 18 e i 29 anni, effettuato dall’istituto di ricerche SWG per la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province Autonome, che è stata presentata questa mattina a Montecitorio nell’ambito delle iniziative del nuovo osservatorio della Camera sui fenomeni di xenofobia e razzismo.
Giovani verso la xenofobia L’universo giovanile nostrano, si legge nel rapporto, si spacca nettamente in due aree: da un lato il fronte aperturista, che include quasi il 40% degli intervistati, in cui troviamo almeno tre agglomerati valoriali, tre clan: gli "inclusivi" (che sono il 19,4% dei giovani), i "tolleranti" (che sono il 14,7% dei ragazzi e delle ragazze) e gli "aperturisti tiepidi" (che sono il 5,5%). Sul versante opposto abbiamo l’area di quelli più chiusi, respingenti, l’area degli escludenti. Qui troviamo collocato il 45% dei giovani italiani, suddivisi in tre gruppi valoriali, in tre clan: i Romeno-rom-albanese fobici (che sono il 15,3% dei giovani), gli xenofobi per elezione (che sono il 19,8% dei giovani) e gli improntati al razzismo (che sono il 10,7%). In mezzo alle due aree si colloca un ulteriore clan, i mixofoci, che sono il 14,5% dei giovani. Gli inclusivi sono il clan pienamente aperturista verso gli immigrati, sono disponibili verso le posizioni altrui e riescono ad accettare serenamente le idee divergenti.
Ragazze meno "tolleranti" Sono soprattutto ragazze (55,3%), persone tra i 22 e i 25 anni e residenti nelle Isole, al Sud e al Centro. Ad un gradino di capacità aperturista leggermente inferiore troviamo i "tolleranti" (14,7%), sono un pò più freddi e calmierati rispetto agli inclusivi. L’ultima fetta della schiera aperturista, gli "aperturisti tiepidi", è composta da giovani decisamente antirazzisti (il 71% ritiene assolutamente inaccettabile qualunque atteggiamento discriminatorio), ma con forme più caute, più trattenute. A metà dell’asse immaginaria che va dalla massima inclusione alle forme più marcate di esclusione, troviamo i "mixofobici". Si tratta del gruppo mediano in cui convergono i giovani che non sono del tutto proiettati verso la chiusura, ma che non denotano nemmeno evidenti segnali aperturisti. Sono persone che non hanno deciso "da che parte stare": non ripudiano la contaminazione, non la contrastano apertamente, ma neanche la ricercano.
L'avversione razzista L’area escludente, come quella aperturista, ha una propria gradazione interna, una scala di avversione che scorre fino a posizioni di chiara marcatura razzista. In questa area, che raccoglie il 45% dei giovani, ritroviamo tre clan. Il primo è costituito dai "romeno-rom-albanese fobici" che, come indica chiaramente il nome, si scagliano contro un target ben preciso. Pur non provando particolare simpatia per diverse etnie, la loro intolleranza prende di mira più direttamente rumeni, rom e albanesi. Verso questi popoli hanno una vera e propria ossessione, ma riescono a convivere con altre appartenenze o, quantomeno, a dimostrare una certa indifferenza. Questo è l’unico clan, fra quelli dell’asse dell’esclusione, in cui la maggioranza è costituita da ragazzi (56%). Per lo più i romeno-rom-albanese fobici sono giovani "maturi", tra i 26 e i 29 anni, residenti nel Nordovest e al Centro Italia, sono diplomati e vivono in famiglie benestanti. Seguono gli "xenofobi per elezione". Si tratta del clan giovanile più grande, che comprende quasi il 20% degli intervistati.
Il carattere "italiano" L’atteggiamento predominante è quello di negazione netta di tutti gli immigrati, senza distinzioni particolari. Si sentono fortemente italiani. Sono il clan che marca di più questo universo identitario. Non esprimono forme di odio violente. La cosa che più conta è che le altre etnie se ne stiano lontane, possibilmente fuori dai confini nazionali. Gli adepti di questo clan sono perlopiù maschi sotto i 21 anni. L’ultimo clan è quello degli "improntati al razzismo". È il più piccolo dell’area escludente (10,7%) ma il più estremo. Per i componenti di questo gruppo, infatti, non esistono razze etnie accettabili. Tutti, tranne europei ed italiani, sono da considerarsi antipatici. Tra gli improntati al razzismo troviamo forme di ostentazione di superiorità, un persistente bisogno di potenza, atteggiamenti apertamente omofobici, spinte antisemitiche, convinzione dell’inferiorità delle donne. In sostanza, rifiuto e fastidio per tutto ciò che è diverso.
Il clan degli improntati al razzismo, rispetto a quello degli xenofobi per elezione, si distingue non solo per l’intensità estremizzata delle proprie posizioni, ma anche per la sua capacità di produrre un vero e proprio modo di essere nella società, per la sua tendenza a essere una comunità, per quanto chiusa e ristretta. Ci troviamo di fronte a un agglomerato che sviluppa un forte senso di appartenenza, che ha trovato nella rete il proprio ambito di espressione e riconoscimento, ancor prima che il proprio megafono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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