Carlo Ancelotti non è uno special one. Gli basta essere One, uno, primo e basta. Ha vinto, appena arrivato, alla guida del Chelsea, il campionato inglese. Ha lasciato alle proprie spalle il Manchester United del fenomeno Ferguson che aveva conquistato gli ultimi tre titoli e andrà a giocarsi anche la coppa d’Inghilterra, ha messo la propria firma sui muri della casa di cui Josè Mourinho riteneva di essere l’unico proprietario nobile e storico. Mourinho lo ha eliminato dalla champions, resta questa macchia, più importante per l’ego superbo del portoghese che per l’ordinaria saggezza di uno che ha vinto due coppe dei campioni da calciatore, altrettante da allenatore e tre coppe mondiali di club. Verrà il tempo.
Dopo quattro anni il Chelsea ritorna campione, senza aver spaccato il calcio mercato ma con le tasche cucite, Roman Abramovich non ha regalato uomini d’oro, anzi, la squadra è datata, con un’età media di ventinove anni ma Ancelotti è uomo di football, pratico, essenziale, intelligente, ha conquistato l’affetto dei tifosi, anche dei nostalgici dello special, non ha dovuto indossare capi di stile inglese, non è inseguito da femmine allupate dalla sua bellezza, non ha bluffato su questi corteggiamenti, si è addobbato in modo a volte goffo, ha masticato un quintale di chewing gum poi riscattato da cappelletti e gnocco fritto, si è servito dei consigli di un vecchio lupo come Raimondo Wilkins sempre più tondo, sempre più calvo, ha ascoltato con tranquillità le parole di Abramovich, avendo fatto scuola guida con Berlusconi, si è riposato nella quiete della stampa londinese dopo i lazzi e gli schizzi nostrani, il suo Chelsea ha superato la quota di 100 gol in campionato, 103 per la precisione, record assoluto, prima squadra a toccare il tetto di 100 da quando è stata creata la Premier league, nel 1992, regalando nella partita conclusiva l’ubriacatura di otto reti al povero Wigan.
Da ieri accanto al prince Charles la bandiera sventola per king Carlo, more than special, più che speciale stava scritto su un piccolo cartello in mano a un tifoso. Londra parla la nostra lingua e non per deriderci.
Adesso tocca a Fabio Capello, un altro reduce da Milano e dal Milan, la nazionale inglese va al mondiale favorita come non le capitava da tempo. È bello sapere che i maestri del calcio debbano ascoltare la lezione dagli italiani. In fondo non siamo mica dei pirla.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.