Che i piccioni non siano graditi ospiti delle nostre città è ormai un luogo comune. Il fastidio che la loro massiccia presenza provoca è sempre forte. E la nostra pazienza, a volte, è messa a dura prova. Chissà che invece chi non soffre più le pene e gli scorni della quotidianità è più paziente nei loro confronti. Se lo sono domandati, in questi giorni, i guardiani e i primi ospiti del cimitero di Prima Porta, estrema periferia settentrionale della città. Un'invasione di questi volatili nel camposanto ha avuto come prima conseguenza escrementi dappertutto, perfino nelle cappelle private.
Chi arriva a portare fiori sulla tomba dei propri cari viene accolto da uno spettacolo a dir poco desolante ma anche sinistro. La stessa scena, poi, compare anche nell'ultimo romanzo di Sandro Veronesi (XY, edito da Fandango), dove il paese in cui è ambientato il romanzo vive un'identità esperienza, vissuta peraltro come presagio infausto.
I tanti visitatori che ogni giorno superano i cancelli del cimitero sulla via Flaminia magari non conoscono il libro di Veronesi. E si preoccupano soprattutto dell'igiene e della possibilità di stare vicino ai propri cari. E così c'è anche chi, armato di spazzolone e acido muriatico, si è rimboccato le maniche e si è messo a pulire le lapidi e le foto ricoperte dal guano. «Già qualche giorno fa - racconta una donna - ho trovato un cartello che diceva di fare attenzione alle scale rese scivolose dal disinfettante messo per gli pulire gli escrementi di piccione, ma non immaginavo che nei giorni successivi avrei trovato molte cappelle del cimitero sporche». «Ieri mattina ho dovuto armarmi di scopettoni e acido muriatico per pulire le tombe e ho visto tante altre persone farlo.
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