Il reddito che va a picco

Il vero male italiano, quello che sta alimentando, secondo il linguaggio degli specialisti, una crisi endogena dentro la crisi esogena, comune a tutto l'Occidente, è il sentimento della gente di essere vittima di insopportabili ingiustizie. Si piange su tutto. In questo Paese si campa in maniera faticosa, stentata, precaria, mancando la protezione di un'amministrazione provvida che aiuti a vivere. Di contro c'è stata fino a ieri e c'è ancora l'ostentazione di ricchezza dei pochi, forse pochissimi, che sono in grado di esibire goffe mogli, bardate di gioielli e pellicce; di mantenere in fuoriserie la prole rivoluzionaria e oziosa; di intasare di «barche» i porti turistici. Di questo contrasto che peraltro è economicamente irrisorio, perché dalla confisca dei redditi in sovrappiù non si trarrebbe neanche un millesimo di ciò che occorre per incivilire il Paese, origina la rabbia che rende intrattabile la crisi italiana.
Siamo sempre al medesimo punto.

Ed ora meno che mai la società italiana sembra disposta a dare credito al sistema: a confidare che esso, sufficientemente alimentato di risorse, pagherà i suoi debiti in termini di investimenti, occupazione, case, scuole, sanità pubblica, civiltà del vivere. Nessuno vuole crederci, pensando che questi «tempi lunghi» siano un inganno per dilazionare una soluzione che invece si vuole diversa e immediata.
Cesare Zappulli - 1 ottobre 1975

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