Il referendum sulla legge elettorale è una truffa perché viene venduto per ciò che non è. La gente ha firmato contro la casta e i costi della politica, per tagliare, rinnovare e per scegliere i suoi rappresentanti mentre il referendum non serve a tutto questo. Il suo unico effetto è incartare il governo, costringerlo alla resa o alle elezioni anticipate.
La reazione intelligente però non è chiudersi a riccio o tergiversare ma partire dalle reali richieste del popolo sovrano e dalle esigenze vere della politica, e portare in parlamento una nuova legge elettorale. Quali sono le priorità da tutelare? Traduco nel linguaggio più chiaro possibile.
La governabilità. Dalle urne deve uscire una maggioranza vera, in grado di governare. Allora serve il premio di maggioranza su base nazionale, alla Camera come al Senato. La coalizione che prende un voto in più a livello nazionale ha i numeri per governare (per esempio ottiene il 55% dei seggi). Per ora resta l’indicazione del premier, ma in prospettiva si dovrebbe arrivare all’elezione diretta del capo del governo, portando a coerenza il sistema elettorale inaugurato dai sindaci.
E poi sfiducia costruttiva, ovvero puoi sfiduciare un governo solo se hai un’alternativa di maggioranza in Parlamento. Dunque si resta nel maggioritario e in un sistema bipolare, non bipartitico. Ma la priorità da tutelare è avere governi stabili e duraturi, non il bipolarismo, che semmai è una conseguenza.
La rappresentanza. I cittadini scelgono i loro rappresentanti, magari tornando all’uninominale, ma devono poter votare persone abbinate a partiti e non partiti e basta. Anzi per migliorare la rappresentanza, sarebbe auspicabile prevedere il diritto di tribuna, ovvero una piccola quota del Parlamento (esempio, il 5 per cento) suddiviso tra piccoli e irriducibili partiti minori. Garantito il premio di maggioranza, non c’è da temere se ci saranno tre quattro partiti, con una minima soglia, fuori dal bipolarismo.
La riduzione dei costi. Approvate in via definitiva una legge che dimezzi o perlomeno tagli drasticamente il numero dei parlamentari. Il progetto finale è di eliminare il doppione bicamerale; intanto però tagliate i costi, i peones e le relative pesantezze della casta. Per poi procedere allo stesso modo in tutto il paese, a livello locale.
Queste proposte, che accolgono anche proposte di legge delle opposizioni, andrebbero portate presto in Parlamento dal partito di maggioranza relativa, il Pdl, e aperte al voto di tutti. Certo, spaccano le coalizioni, avranno l’ostilità di proporzionalisti, doppioturnisti, malpancisti di ogni risma. Ma è l’unica via per sbloccare il sistema e lanciare un messaggio forte al paese. Le alternative sono furbette e perciò hanno le gambe corte, o sono vigliacchette e perciò non osano cambiare o sono semplicemente autolesioniste. Provateci, se avete il coraggio dell’intelligenza e la volontà di rimettervi al passo del popolo sovrano.
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