Residenti e negozianti non si arrendono

Un barista di via Bobbio accusa: «I rom entrano nel locale e tutti i miei clienti devono uscire»

«Che strano, non li vediamo da 2 mesi», diceva uno. «Forse avranno capito che devono stare alla larga», rispondeva un altro. Questi i discorsi tra gli operatori commerciali del mercato di via Tortosa appena 5 giorni fa, in occasione del classico mercato rionale del sabato. Stiano tranquille quelle persone, alla domanda giunge puntuale ed immediata la risposta. Sono tornati! Puntuali come quei tifosi che ogni giorno fanno la fila davanti alle tribune dello stadio Luigi Ferraris per sottoscrivere l'abbonamento, puntuali come l'afa che in questi giorni attanaglia Genova e puntuali, pure, come loro stessi, che da anni lavorano al mercoledì e al sabato proprio in via Tortosa, anche gli zingari, i soliti zingari, hanno fatto capolino nel piazzale antistante lo stadio. Solo che stavolta sono arrivati con una trentina di camper e roulotte trascinati da lussuose auto, con un centinaio di rom a bordo.
E i residenti, sfiancati dal caldo umido, trovano comunque la forza per un urlo di rabbia e per ribellarsi alla solita invasione. «Questo spettacolo - indica col dito Edda V. che abita in via Bobbio - è squallido e desolante. Uscire dal portone e vedere che in mezzo alle nostre auto, parcheggiate nel piazzale, corrono venti zingarelli nudi che rincorrono un pallone, che tra una ringhiera e un palo della luce volano al vento centinaia di panni appesi a corde, dovere chiedere scusa e permesso per poter entrare nella tua auto è il colmo».
La voce si è sparsa tra gli abitanti del quartiere a macchia d'olio ma i più penalizzati (economicamente), ancora una volta sono i commercianti della zona, da via Bobbio a via Canevari; da via del Piano a corso De Stefanis; da Corso Sardegna a corso Galliera, tutti sono concordi sullo stesso fatto. Federico C. gestisce un bar in via del Piano e sul danno che arrecano gli zingari alle attività della zona non ha dubbi: «Ormai lo sappiamo bene, ogni volta è sempre la stessa cosa, entrano già ubriachi nel bar e cominciano a giocare alle macchinette e dopo un po', con svariati pretesti, iniziano a dare fastidio agli abituali avventori del locale». C'è anche chi tira in ballo questioni d'igiene, come dichiara Alessandro P. proprietario di una gelateria di via Bobbio: «Quella gente fa schifo, esordisce con rabbia, lavano i panni sul piazzale e vicino alle nostre auto e lordano per terra di stracci sporchi e avanzi di cibarie.

Ogni volta è la solita storia, se entrano loro escono i miei clienti, cosa devo fare, conclude l'uomo, devo chiudere il locale quando arrivano gli zingari?» Sarcasticamente, la risposta gliela fornisce un avventore presente alla discussione: «Ale, allora dovresti stare chiuso 15 giorni al mese!».

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