Stiamo aggiungendo anni alla vita, che è bene. Sarebbe però più opportuno instillare la vita negli anni come ricordava l'ultra-centenaria Rita Levi Montalcini, e questo non sempre si verifica: anche nelle aree più prospere del mondo. Anzi...
Il biologo David Sinclair, professore di genetica alla Harvard Medical School, sostiene che già sono nati i primi individui che potrebbero toccare il secolo e mezzo di esistenza, ma taglieranno quel traguardo (quanto sia desiderabile non si sa) se avranno vissuto in un certo modo, anzitutto se avranno fatto una corretta attività fisica e si saranno alimentati opportunamente, la lista prosegue ma ci fermiamo ai due pilastri fondamentali di uno stile di vita sano. Condizioni che sono materia d'indagine della medicina anti-aging: predittiva e preventiva, complementare e non alternativa alla medicina classica, così ci spiega Damiano Galimberti cui si deve il lancio - nel 2004 - dell'Associazione Italiana Medici Anti-Aging che con i suoi seicento associati è la principale realtà italiana a occuparsi di ricerca e divulgazione nel campo della prevenzione e dell'invecchiamento.
Il presupposto di partenza di Galimberti, quasi un mantra, è che «la medicina si è sempre preoccupata di curare le malattie come un esercito alleato che sopraggiunge in emergenza per salvare l'accampamento in fiamme. La medicina anti-aging non aspetta a intervenire, ma previene, preserva, rinforza. Grazie ai test genetici, può predire lo sviluppo di un processo patologico, per questo ha un'azione preventiva poiché mette in campo interventi che annullano o spostano in là nel tempo tali fenomeni biologici. È inoltre rigenerativa in quanto capace di intervenire direttamente sui meccanismi di rigenerazione cellulare». Tra l'altro sono state studiate a fondo quelle aree dove si registra un'alta concentrazione di centenari in buona salute, le cosiddette cinque Zone Blu, di cui una in Sardegna, ad Ogliastra.
Dal 2004 a oggi anche in Italia si registra un crescendo di centri di medicina anti-aging che spesso accolgono i professionisti che si formano nella relativa Scuola post-universitaria, «ogni anno da noi si diplomano tra i 30 e i 50 medici, hanno alle spalle diverse tipologie di specializzazioni essendo la medicina anti-aging trasversale, abbiamo endocrinologi, ginecologi, anestesisti, ovviamente nutrizionisti, ma anche medici di base e dermatologi» (Galimberti).
Fra i centri di fresca data c'è Cerva16, a Milano, co-fondata da Federica Almondo. Dopo anni spesi come nutrizionista in cliniche milanesi e «frustrata per la mancanza di un approccio olistico e di un lavoro di squadra», spiega Almondo, l'équipe l'ha creata lei orchestrando le diverse professionalità, dall'endocrinologo alla ginecologa, all'osteopata, alla specialista in ozonoterapia e via discorrendo, secondo un approccio multidisciplinare orizzontale: si lavora gomito a gomito intersecando le competenze. È la dottoressa a guidarci in una parte di questo racconto.
Si parte da un presupposto. «L'invecchiamento è una traiettoria modificabile, nasciamo con un patrimonio genetico che però incide sulla nostra salute e longevità solo per il 30%, la possibilità che la traiettoria possa vincere resistenze e deviare i pericoli dipende per il 70% da fattori epigenetici (ndr, stile di vita): in primis dalla nostra alimentazione, dall'attività fisica che facciamo, dalla capacità di gestione dello stress, dalla quantità e qualità delle relazioni sociali e infine dall'equilibrio ormonale. Questi cinque pedali del gas possono accelerare o rallentare la velocità del nostro invecchiamento fisico, mentale ed estetico», osserva Almondo.
ALIMENTAZIONE
- Regolare l'introito calorico
«L'alimentazione occupa un ruolo decisivo per il nostro ben-essere. Gli studi sulla longevità basati sulle 5 Zone Blu del pianeta - spiega Almondo - suggeriscono che un abbassamento dell'introito calorico di circa il 20-30% aiuti a rallentare l'invecchiamento. È la pratica giapponese Hara Hachi Bu degli abitanti di Okinawa, isola del Giappone famosa per gli ultracentenari in salute, che consiste nell'alzarsi da tavola sazi solo all'80%, cioè ancora con un leggero appetito (e non con la fame)».
- Non demonizzare le proteine
«Ad ogni pasto va introdotto un giusto quantitativo di proteine per proteggere la massa muscolare. Arrivare nell'ultima parte della nostra vita con una massa muscolare adeguata ci assicurerà un livello di salute superiore con una maggiore protezione da cadute, infezioni, tumori e demenza senile. Proteine vuol dire carne, da consumarsi però con moderazione, quindi pesce e proteine vegetali: i legumi andrebbero assunti 3-4 volte a settimana. Quindi formaggi magri, ma al massimo due volte a settimana, e le uova che contengono proteine ad alto valore biologico, sono versatili (strapazzate, all'occhio di bue, in frittata, sode), economiche e veloci da preparare. Se ne possono consumare 6 a settimana senza nessun timore di alzare il colesterolo: gli studi hanno infatti dimostrato che le uova non solo non impattano sul colesterolo totale, hanno semmai effetti benefici sul metabolismo lipidico, soprattutto se consumate col rosso molle. Uova e pesce, infine, aumentano la sensibilità alla leptina regolando positivamente la fame» (Almondo).
- Non demonizzare i grassi
«I grassi sono fondamentali per il nostro metabolismo. È sbagliato seguire le diete ipolipidiche in quanto i grassi sono indispensabili per il buon funzionamento del sistema immunitario, di quello cardiovascolare e sono costituenti della membrana cellulare e del tessuto nervoso».
Attenzione però, i grassi non sono tutti uguali. «Vanno ridotti i grassi di origine animale (presenti nella carne, nei latticini, nel burro per esempio) preferendo invece i grassi omega 3, grassi ad azione antinfiammatoria che proteggono anche dalle malattie cardiovascolari. Li troviamo soprattutto nel pesce azzurro come sgombro, alici e sardine, salmone (ma non d'allevamento che ha livelli bassi di omega 3 e alti di inquinanti), nell'avocado» (Almondo).
- Regole per gli acquisti
La regola base è che le etichette per alimenti siano corte, perché più si allunga la lista dei componenti e più il cibo è nocivo. Questi prodotti non contribuiscono di certo alla salute poiché ricchi di acidi grassi trans, dunque infiammatori. «Non dobbiamo diventare fondamentalisti, farci l'orto in casa o altro, basta fare un passo indietro come tornare a cucinarci, non si ha tempo? Basta un piatto unico come per esempio pasta e legumi» (Almondo).
NUTRACEUTICA
«Nell'immaginario comune si pensa che alimentandosi correttamente non si abbia bisogno di altro. In realtà oggi il nostro cibo si è impoverito, gli ortaggi e la frutta hanno meno micronutrienti rispetto a quelli consumati dai nostri nonni perché coltivati in terreni impoveriti da un'agricoltura intensiva» (Almondo). Per questo entrano in campo i nutraceutici, termine che combina quello di nutrizione con farmaceutica, sono integratori alimentari che, oltre a colmare eventuali carenze micronutrizionali, servono anche ad attivare i geni buoni e a silenziare quelli che stanno andando nel senso sbagliato così da riportarli sulla retta via.
NON SIAMO CIÒ CHE MANGIAMO
«Non siamo ciò che mangiamo, ma ciò che assimiliamo» spiega Damiano Galimberti. E Almondo, «ormai tutta la comunità scientifica concorda sul fatto che il microbiota intestinale è centrale per il benessere a breve termine e per la salute a lungo termine, vorrei ricordare che la flora microbica che abita il nostro intestino è costituita da batteri e microrganismi numericamente superiori al totale delle cellule del nostro corpo. Preservarne la varietà e l'equilibrio ci permette di avere un intestino sano con molti benefici, fra cui l'efficienza del sistema immunitario e l'adeguata produzione di molti neurotrasmettitori come la serotonina, l'ormone del benessere e del buon umore. Per nutrire in modo equilibrato tutta la diversità del microbiota, è necessario alimentarsi con una varietà di fibre che comprenderà cereali preferibilmente integrali (non esistono solo pasta, riso e pane, ma anche quinoa, pasta di grano saraceno, farro, orzo, ecc.), frutta e verdura seguendo la stagionalità».
PATRIMONIO GENETICO
A seconda di come mangio e mi muovo posso attivare alcuni geni che mi avvicinano a uno stato di salute. I test genetici predicono ovvero individuano l'anello debole indicando predisposizioni a particolari disfunzioni. «Se scopro che potrei essere a rischio diabete, attiverò un'alimentazione in grado di evitarlo.
È poi chiaro che, pur in assenza di una predisposizione, se vivo di dolci e faccio una vita sedentaria, mi avvicino allo stato di malattia» (Almondo).Tra l'altro, osserva Galimberti, «un tempo esami di questo tipo erano costosi mentre oggi un test genetico costa intorno ai 250 euro e consente di vedere il terreno costituzionale».
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