Alla ricerca del maschio perduto

Scoraggiati sul nascere, alla fine gli spermatozoi se ne sono andati

Alla fine doveva succedere: scar­sa natalità e più scarsa voglia di procreare, tanti profilattici, orrore della gravidanza e apologia dell’abor­to, incentivi pubblici all’omosessua­lità, isolamento da single. E poi tagli, riduzioni, meno consumi, meno in­vestimenti, via gli sprechi, scarsa li­quidità. Scoraggiati sul nascere, pe­nalizzati dalla crisi, avviliti dal mob­bing che li rende inutili, alla fine gli spermatozoi se ne sono andati. I ri­cercatori, a Parigi come a Padova, lo attestano: sono in pauroso calo. Un ventenne ne ha meno di un quaran­tenne, il contrario di quel che è stato finora, da che mondo è mondo. L’in­fertilità è in aumento e lo smog, l’obe­sità, il cibo con gli estrogeni, i veleni ne fanno strage. I giovani hanno me­no di 39 milioni di spermatozoi per millilitro, che vi sembrano tanti, ma tradotti in euro sono solo ventimila. La crisi di liquidità colpisce le fasce basse. In una ricerca resa nota da La Repubblica , emerge che l’altezza me­dia cresce ma, dice l’endocrinologo Carlo Foresta, «il volume dei testicoli è diminuito»; non nel senso che i testi­coli parlano a bassa voce, ma proprio per la dimensione ridotta. Finirà che gli unici ad avere le palle saranno gli alberi di Natale.

Un altro andrologo, Giovanni Morrone, spiega che il cor­po maschile «sta subendo un proces­so di femminilizzazione». Da qui la scomparsa del Pater, l’anacronismo delle quote rosa, il mimetismo ma­schile per sopravvivere, l’avvento dell’unisex. E da qui il mio travesti­mento da Marcel Proustata alla ricer­ca dello sperma perduto.

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