La ricetta dei pm? Tanti sospetti, zero prove

Va bene che il materiale contenuto nelle quasi quattrocento pagine della richiesta con cui la Procura della Repubblica di Milano ha invitato la Camera del deputati ad autorizzare la perquisizione in vari locali afferenti al capo del governo Berlusconi deve essere necessariamente di tale mole da esigere diversi giorni di lettura e studio.

Tuttavia, è evidente che c’è una necessità da soddisfare come primaria e che proviene dalle regioni stesse del diritto e del processo penale. Occorre cioè che ogni singola accusa formulata a Berlusconi a proposito delle numerose ragazze presenti sia determinata in modo definito, circostanziato e preciso, senza che ci si lasci andare a divagazioni o a indicazioni di carattere generico e approssimativo.
È infatti esigenza assoluta che ogni capo d’accusa indichi con accuratezza e precisione tutti gli elementi che costituiscono la fattispecie astratta costruita dalla norma e che si devono ritrovare uno per uno nel caso concreto che viene imputato al singolo individuo: in questo caso il capo del governo, ma il discorso varrebbe per chiunque altro.

Per fare un esempio, se qualcuno va accusato del furto di un’automobile, non basta affermare che Tizio deve rispondere del furto di un’auto, perché limitarsi a questo vorrebbe dire circoscrivere il capo d’imputazione agli elementi puramente astratti previsti dalla norma che punisce il furto.

Occorrerà invece che l’ufficio del pubblico ministero indichi con precisione quale auto è stata rubata, di che tipo, di quale targa, appartenente a chi, in quali precise circostanze di luogo e di tempo e via di questo passo.

Nel caso che oggi è all’onore delle cronache, si tratta, come è noto, del reato di prostituzione minorile, ove gli elementi da indicare - e che poi naturalmente debbono essere debitamente dimostrati - sono dati essenzialmente dal compimento di atti sessuali, dalla minore età del soggetto femminile, dalla consapevolezza che l’accusato abbia di tale minore età ed infine dalla dazione di denaro o di altra utilità a favore della minorenne.

Orbene, è da sperare che in quelle centinaia di pagine spedite alla Camera siano indicati in modo circostanziato tutti gli elementi sopra descritti in modo sufficientemente chiaro e distinto, tale cioè da porre la persona accusata in condizioni di potersi difendere in modo altrettanto chiaro e distinto. Ciò significa che se - a titolo d’esempio - si rimprovera al capo del governo di aver ricevuto decine di ragazze per decine di volte e per diversi mesi, sarà necessario indicare per ciascuna singola volta - e con sufficiente precisione - tutte le circostanze sopra illustrate, senza che sia possibile farlo in modo sintetico o approssimativo.

Altrimenti, sarebbe impossibile difendersi in modo adeguato in quanto l’accusa sarebbe priva di quel gradi di determinatezza che la rende giuridicamente ammissibile. Altre volte, purtroppo, è stato dato imbattersi in accuse di centinaia di pagine formulate da alcune Procure, dopo la lettura delle quali tuttavia restava in mano ben poco di consistente dal punto di vista giuridico processuale.
Sarebbe veramente disdicevole se accadesse una cosa del genere nel caso che riempie le pagine dei giornali in questi giorni. Certo, Berlusconi è convinto che sia così e dal suo punto di vista ha le sue buone ragioni per pensarlo. Ma sarebbe davvero scoraggiante se si dovesse constatare - dopo lo studio di codesti faldoni - che son più le chiacchiere che gli elementi di prova, più il gossip che le fattispecie penali, più l’immaginazione che il processo.

Anche perché, se nulla o ben poco ci fosse di penalmente rilevante, tutto l’assordante rumore mediatico prodotto nelle ultime settimane sarebbe vano, senza scopo alcuno.

Anzi, uno scopo sarebbe stato comunque conseguito: danneggiare in modo rilevante l’immagine pubblica del capo del governo e, con essa, quella internazionale dell’Italia. Vediamo insomma se - come si usa dire - la montagna partorirà soltanto un topolino.

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