Roma - "Mai conosciuto Gennaro Mokbel". Esclude ogni responsabilità nella vicenda del maxiriciclaggio il fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia. Di fronte al gip Aldo Morgigni che lo ha ascoltato per l’interrogatorio di garanzia nel carcere romano di Regina Coeli, l’ex ad della società di telecomunicazioni "ha escluso di aver responsabilità e ribadisce che la società è vittima". Lo ha riferito il suo legale, Pier Maria Corso, lasciando il penitenziario al termine dell’interrogatorio. Aveva promesso che avrebbe risposto colpo su colpo alle accuse e lo ha fatto: "Scaglia è provato - spiega il legale -, ma del tutto sereno. Ha ribadito la sua fiducia nella giustizia e si è costituito proprio per chiarire la sua posizione. È andata bene l’ingegnere è stato molto preciso. Ha puntualizzato tutto, aggiungendo dei particolari e confida che la sua posizione venga a essere riconosciuta per quello che lui ha sempre dichiarato e cioè l’assoluta estraneità. Il suo ruolo non era quello di controllare la singola operazione commerciale: per questo c’era una struttura ad hoc che, secondo quanto ha riferito, ha sempre funzionato bene, per quello che può dire si sono comportati lealmente".
L'interrogatorio Il fondatore di Fastweb ha ribadito di non aver mai conosciuto Gennaro Mokbel, né Carlo Focarelli e nemmeno il senatore Nicola Di Girolamo. Lo ha affermato lui stesso, rispondendo alle domande del gip durante l’interrogatorio di garanzia. "Scaglia - ha detto il suo legale, l’avvocato Pier Maria Corso - ha spiegato di non aver mai visto né conosciuto Mokbel. Lui non ha mai visto né conosciuto tutti questi soggetti venuti fuori a vario titolo in questa vicenda, a partire da Di Girolamo". Per quanto riguarda l’imprenditore Carlo Focarelli, figura chiave nell’inchiesta della procura di Roma sul riciclaggio, per Scaglia, ha proseguito l’avvocato, "si trattava di un consulente esterno che ha avuto rapporti con qualche dirigente non di alto livello, ma non con Scaglia direttamente".
Il gip: "Non convince" L’interrogatorio non sembra aver convinto più di tanto i magistrati della procura di Roma che indagano su un’associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio. Nessun commento ufficiale da parte dei pm ma la sensazione è che gli inquirenti si aspettassero dall’ex numero uno di Fastweb qualcosa di più rispetto al richiamo a quei principi di moralità e trasparenza aziendale cui, secondo Scaglia, la società telefonica si è sempre attenuta. Del resto, secondo chi indaga, il manager, in qualità di dominus dell’azienda, non poteva non essere a conoscenza delle irregolarità dei servizi telefonici inesistenti serviti per frodare il fisco. Per cui appare ragionevole dedurre che i pm daranno parere negativo alla richiesta di scarcerazione o, in subordine, di concessione dei domiciliari avanzata al gip dai difensori di Scaglia. Quanto alla richiesta di commissariamento di Fastweb e Telecom Italia Sparkle, i pm si dicono disposti a valutare misure alternative se le aziende dovessero provare documentalmente che i dirigenti coinvolti nei traffici illeciti saranno per sempre allontanati e che al vertice saranno poste personalità di indubbia professionalità in grado di garantire sulla correttezza del servizio.
Il rientro dalle Antille Scaglia è rientrato giovedì scorso dalle Antille colpito da un’ordinanza di custodia cautelare per l’inchiesta su un maxi riciclaggio di circa 2 miliardi di euro. Nel carcere romano sono presenti i magistrati che hanno coordinato l’inchiesta che ha coinvolto i vertici di Fastweb e di Telecom Italia Sparkle, società controllata di Telecom Italia, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e i sostituiti Francesca Passariti e Giovanni Di Leo. Scaglia, assistito dall’avvocato Pier Maria Corso, è accusato di associazione a delinquere e di creazioni infedeli mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
L'accusa Secondo gli inquirenti, però, Scaglia era "il dominus pressoché assoluto" di Fastweb e proprio per questo è "logico ritenere -scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare- che le operazioni commerciali fittizie Phuncards e Traffico Telefonico fossero non soltanto da lui conosciute, ma espressamente autorizzate in quanto indispensabili per l’abbellimento dei bilanci e della contabilità della società da lui amministrata".
Si costuisce Colosimo Si è costituito poco fa in procura, a Roma, l’avvocato Paolo Colosimo, destinatario di una misura cautelare in carcere firmata dal gip Aldo Morgigni per i reati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, di intestazione fittizia di beni aggravata dal favoreggiamento di associazione mafiosa, di minaccia per impedire l’esercizio del diritto di voto e di scambio elettorale, il tutto con l’aggravante del metodo mafioso. Colosimo, che aveva con sé una borsa con alcuni effetti personali, si è presentato, assistito dall’avvocato Giosuè Bruno Naso, nell’ufficio del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, titolare delle indagini. Dopo pochi minuti, è stato preso in consegna da alcuni militari in borghese e portato nel carcere di Regina Coeli dove sarà interrogato entro cinque giorni. Visibilmente teso ma assolutamente determinato a costituirsi per dimostrare "l’infondatezza delle accuse contestate", Colosimo, prima di raggiungere l’ufficio del magistrato, ha raccolto la solidarietà di alcuni colleghi.
Commissariamento, rinvio del gip Concesso un rinvio di 48 ore a Fastweb e Telecom Italia Sparkle sulla decisione del commissariamento. Lo ha annunciato l’avvocato, Paola Severino, legale di Tis, al termine dell’incontro con i magistrati che indagano sul presunto maxi riciclaggio che vede coinvolte le due società. "Il giudice ci ha concesso un rinvio.
Tra due giorni deciderà" se procedere con il commissariamento oppure accettare le proposte dei legali della società alternative a questa misura. Telecom Italia Sparkle ha garantito al gip la disponibilità ad una riorganizzazione interna che dia maggiori garanzie di vigilanza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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