Si sospettava da tempo. Ora la Procura di Monza e la Guardia di finanza sono arrivate alla cupa mappa delle «capitali parallele» fondate dalla ndrangheta per riciclare denaro nelle attività immobiliari. La malavita organizzata calabrese riciclava montagne di soldi sporchi in terreni e case a Seregno, Agrate, Muggiò, Monza, Carate. Tutto sequestrato: valore vicino ai 100 milioni di euro. Un impero sconfinato. Cifre da capogiro, poi omicidi e minacce pur di «pulire» guadagni illeciti ottenuti trafficando droga ed armi, gestendo il racket delle estorsioni e infine investendo capitali consistenti nelledilizia locale. Soldi fatti circolare attraverso una dozzina di società immobiliari di comodo, una specializzata nella compravendita di auto e barche da sogno. Diciannove persone sono indagate. Un denunciato, Salvatore Izzo, è pluripregiudicato: il suo curriculum è da brivido. Loperazione «Face off» ha mosso i primi passi nel 2006, grazie alle segnalazioni di una banca di Lissone: denunciò operazioni finanziarie sospette che mesi fa portarono allarresto di un immobiliarista. «Questi criminali sostiene Antonio Pizzi, procuratore capo di Monza prosciugavano aziende in difficoltà che non riuscivano più a pagare i prestiti ricevuti a tassi dinteresse da usura e acquistavano società e beni immobiliari. Abbiamo messo le mani su organizzazioni mafiose che dal sud arrivavano in questo territorio a riciclare denaro sporco».
La notizia ha suscitato sgomento e preoccupazione da parte dellUnione Artigiani di Monza.
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