La rinascita del piccolo museo di Lavinium

Riapre con nuovi reperti e un radicale riallestimento il piccolo museo archeologico di Lavinium a Pomezia, inaugurato nel 2005 nella ex caserma dei carabinieri a Pratica di Mare, il borgo medievale che coincide con l’acropoli dell’antica Lavinium, da non confondere con la località balneare prossima ad Anzio. In questa parte della costa del Lazio, risalendo il fiume Numico, l’attuale Fosso di Pratica di Mare, sarebbe approdato il mitico eroe troiano Enea: qui avrebbe fondato la città che custodiva i penati portati da Troia e dato origine alla storia di Roma. Una leggenda ripresa da Dionigi di Alicarnasso e poi da Virgilio e Tito Livio.
Identificata nel Cinquecento da Pirro Lagorio, Lavinium dagli anni Cinquanta è oggetto di scavi sistematici iniziati dal professor Ferdinando Castagnoli dell’università La Sapienza, primo a far conoscere importanti testimonianze del Lazio antico. Come l’Heroon detto di Enea, perché considerato la sua tomba, il santuario federale delle XIII are, il santuario di Minerva in cui furono rinvenute oltre cento statue di terracotta, le terme, la necropoli ricchissima di tombe, le fornaci per la ceramica. Il materiale più significativo rinvenuto negli scavi della zona attorno al Museo e in parte entro i possedimenti dei principi Borghese, entrò a far parte nel ’76 della mostra «La civiltà del Lazio primitivo» al Palazzo delle Esposizioni per tornare poi nei depositi dove è rimasto fino all’apertura del museo tre anni anni fa. In corso attualmente, in località Villa Iemini a Torvajanica, non lontano dai casali della bonifica fascista, l’indagine di una villa romana databile fra il I secolo a.C. e il III secolo d.C. che ha restituito frammenti di pavimenti musivi, intonaci decorati, capitelli corinzi conservati nel magazzino del museo in attesa di adeguata valorizzazione.
Il Museo di Lavinium, guidato da Maria Luisa Bruto, espone accanto alla collezione già esistente circa duecento reperti archeologici inediti, provenienti da tombe di età ellenizzante, vasellame di produzione greca del VI secolo a.C. e materiali votivi provenienti dall’area dei XIII altari.
Fra le novità di maggiore impatto le porte di tufo, già conservate al museo delle Navi di Nemi, che chiudevano l’Heroon, la tomba principesca a tumulo di 18 metri di diametro, costruita in fasi diverse e identificata negli anni Sessanta con il suo corredo di vasi, spiedi per il banchetto sepolcrare, un’anfora vinaria etrusca, una brocca in bucchero e una spada.
Bellissimi i monili, collane, fibule in ambra, catenelle pendenti, insieme con strumenti di lavoro, un fuso in bronzo e rocchetti in terracotta ritrovati nelle tombe scoperte negli anni ’70 dal professor Paolo Sommella ed esposti nella sala destinata al mondo femminile.
Il nuovo allestimento ideato da Monica Sorti, che ha trovato spazio per un book shop all’ingresso, sfrutta in modo intelligente la musica e le più moderne tecnologie in terza dimensione per rendere la divulgazione scientifica più vicina alla sensibilità contemporanea, di modo che oltre ad ammirare gli oggetti rinvenuti negli scavi si possano vedere come erano le navi, quale poteva essere la sfilata delle XIII are incredibilmente rosse, quale la stratigrafia del terreno. Peccato che questo gioiello alle porte di Roma sia così poco conosciuto.

E difficilmente accessibile, visto che non esiste un mezzo di collegamento pubblico e nemmeno un marciapiede per proteggere il malcapitato pedone che si avventuri su via Pratica di Mare.
Pomezia, via Pratica di Mare, tel. 06-91984744. Orario: ven-sab-dom 10-13/15-20, mart-merc-ven visite guidate su prenotazione, chiuso il lunedì.

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