Marcello Chirico
Leconomia italiana non è affatto sullorlo di una depressione come vanno ripetendo in questi ultimi giorni di campagna elettorale tutti i leader del centrosinistra. «Andatevi a vedere lo spettacolare Salone del mobile, allestito in questi giorni nei padiglioni della nuova Fiera, e ne avrete la prova tangibile» è linvito che arriva dal governatore Roberto Formigoni, assolutamente convinto del contrario. «Perché - continua il governatore - lo confermano i numeri e lo testimoniano in prima persona gli stessi imprenditori».
Cominciamo dai numeri, «quelli - sottolinea sempre Formigoni - elaborati dalla Ue, gli unici che valgono, altrimenti qualsiasi istituto di ricerca potrebbe tirar fuori i propri. Ebbene, i dati in possesso dellUnione Europea dicono chiaramente che in Italia sono ripresi gli ordinativi, la produzione, lexport, persino la distribuzione dei dividendi da parte delle aziende quotate in Borsa, e quindi gli investitori hanno pure iniziato a guadagnarci. Gli stessi dati dicono che lItalia è il primo Paese per numero di interscambi coi nuovi mercati dellEst europeo». E i numeri sono numeri.
Passiamo ai protagonisti delleconomia nazionale: le aziende. Che per Formigoni si dividono in due categorie: «Quelle costituite dalle piccole e medie imprese, riuscite a superare di slancio la negatività di questi ultimi anni rimboccandosi le maniche e scommettendo sul proprio ingegno e la propria creatività, come quelle presenti appunto al Cosmit in questi giorni. Lo hanno fatto investendo i propri risparmi in nuovo capitale umano e macchinari, innovandosi e aprendosi ai nuovi mercati. La crescita economica la dobbiamo solo ed esclusivamente a loro, che hanno fatto proprio quel Metodo Lombardia fondato sulla sussidiarietà e favorito dalle nostre politiche regionali».
Cosa che non hanno fatto invece i grandi gruppi industriali, «quel capitalismo famigliare di tipo monopolistico - specifica Formigoni - il quale ha sempre preferito crescere attraverso i finanziamenti statali». Costoro «si sono chiusi su se stessi, non hanno girato il mondo e hanno chiuso pure le proprie linee produttive» e che, guarda caso, «votano tutti a sinistra, per un mero interesse personale». Unindustria che, per Formigoni, «dovrebbe fare meno finanza creativa e più mercato, producendo per il mondo e non solo per il Paese come hanno fatto finora, prendendo esempio proprio dalle Pmi che riescono a vendere i propri prodotti allestero. Il 9 aprile si dovrà decidere anche su che tipo deconomia farà nei prossimi cinque anni questo Paese».
Dopodiché, in diretta su Telereporter, il governatore è tornato a parlare del proprio futuro: Senato o ancora Pirellone? «Non sono uno che si incorona da solo - ha ripetuto - se però ci saranno possibilità per grandi battaglie a Roma lo farò presente ai miei concittadini per una sorta di grande referendum, con tutti i mezzi disponibili, dal titolo: Formigoni in Regione o a Palazzo Madama?».
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