«Gli autori hanno una visione chiara del teatro operativo in un confronto con la Cina. D'altronde, uno è stato a capo delle forze Usa in Europa e delle forze Nato, l'altro un giornalista, ex veterano delle forze speciali». Gianandrea Gaiani, direttore di AnalisiDifesa, che ha seguito sul campo le guerre degli ultimi 30 anni, non ha dubbi: «Le analisi militari nel libro 2034 sono credibili».
Un conflitto con la Cina è plausibile?
«Non credo ci si arrivi, anche se per l'America il nemico numero uno è Pechino e Mosca un nemico secondario. Dopo la disfatta a Kabul, Washington è motivata a concentrare le forze nel Pacifico e il libro coglie questo aspetto. Certo che lasciare l'Afghanistan, zona strategica tra Cina e Russia, è stato un errore clamoroso se visto in quest'ottica di confronto con i cosiddetti nemici».
L'Occidente ha dormito in questi ultimi anni come scrivono i due autori?
«Non è così. Ci sono due aspetti contraddittori. Da un lato ha una capacità militare e tecnologica distruttiva che non ha precedenti nella storia, senza scomodare gli arsenali nucleari. Ma dall'altro lato ha una debolezza che non si è mai vista prima: l'incapacità di subire perdite. Quindi non riesce a sostenere conflitti prolungati, neppure a bassa intensità».
Come la missione in Afghanistan?
«Sì, o come i francesi nel Sahel. In Afghanistan ci sono stati 3600 morti in 20 anni tra le forze alleate, compresi suicidi e incidenti. Una media di 180 all'anno per le forze della Nato che contano oltre 4 milioni di soldati. In qualsiasi tipo di guerra sarebbero perdite irrisorie, ma per l'Occidente sono state troppe. E su questo, potenze come la Cina potrebbero giocarci».
Quindi l'Occidente non è che non tollera le guerre ma le perdite in guerra...
«Sì, e questo si riflette nei confronti degli avversari. La deterrenza dell'Occidente rischia di non essere considerata credibile. Non è casuale che la Cina abbia alzato la tensione con Taiwan subito dopo il disastro afghano, dove l'Occidente è stato messo in fuga dai talebani. E negli Usa ora c'è un brutale confronto interno sulle responsabilità della disfatta e sulle sue conseguenze».
Siamo di fronte a un paradosso?
«A fianco della capacità militare e tecnologica devastante non c'è una credibile deterrenza né una convincente disponibilità a usare questa forza in un conflitto».
E le capacità cinesi nella cyberwar?
«Sono considerate molto buone. Ma gli americani non sono certo indietro. Difficile affermare che la Cina sia più avanti dell'America. Ma il riscontro si potrà avere solo in caso di conflitto».
Insomma, uno scenario poco
confortante per l'Occidente?«Abbiamo le nostre debolezze, ma anche la Cina ne ha. Oggi le forze armate cinesi non hanno esperienza sul campo, non hanno mai fatto una guerra. L'ultima è stata contro il Vietnam nel 1979».
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