"Ritorno in gioco. E canto il corpo umano che è il centro di tutto"

L'artista dopo l'incidente: "Sono stato disperato, temevo di non essere più Jovanotti"

"Ritorno in gioco. E canto il corpo umano che è il centro di tutto"
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Bentornato Lorenzo, dopo l'incidente ha avuto paura di non riuscire più a essere Jovanotti?

«Sì certo, ho avuto giornate di vera disperazione».

Incidente a Santo Domingo, fratture, ospedali, interventi chirurgici.

«Nell'ultima operazione ho perso 4 litri di sangue, l'emoglobina era a 0, si prospettava una trasfusione. Per fortuna non è stata necessaria».

Venerdì 31 esce il nuovo disco, Il corpo umano.

«Tutto passa dal corpo umano. È la prima volta che un mio disco nasce dal titolo. Era sempre stato il contrario».

La magia di Jovanotti è che non cambia, evolve. Nonostante il calvario chirurgico e terapeutico che ha affrontato, dopo un anno e mezzo, a 58 anni compiuti, è identico, stessa energia, stesso fisico asciutto, stesso sorriso contagioso. Un messaggio che va ben oltre la qualità del disco e che difatti il pubblico ha percepito a scatola chiusa. Non accade a chi ha inciso belle canzoni. Accade a chi lascia intendere che comunque le porterà bene sul palco. Il 4 marzo a Pesaro partirà il suo tour PalaJova 2025 e la stragrande maggioranza dei concerti si è riempita in un batter di prevendita: una serie di «tutto esaurito» da far impressione, compresi gli otto sold out al Forum di Assago sulle dodici date previste dall'11 marzo al 13 maggio. In scaletta ci saranno solo quattro brani del nuovo disco perché, si sa, Lorenzo Jovanotti ha un repertorio sterminato: «Al momento, del nuovo album ho pensato che farò Montecristo, Fuorionda, 101 e Un mondo a parte». Al momento. Poi si vedrà.

In effetti Montecristo è il biglietto da visita del nuovo Jovanotti.

«È stato il primo pezzo che ho messo a fuoco. Quando è nato, ho detto: per me questo è il primo singolo».

A proposito, c'è un Conte di Montecristo su Raiuno.

«Mi piace. E poi sul Conte di Montecristo è difficile sbagliare. Una volta Ridley Scott disse che Il Gladiatore è stato ispirato dal Conte di Montecristo di Dumas».

Certe storie cambiano tempi ma non trama.

«Dumas diceva che i tre capitoli essenziali su cui corre la vita sono la tristezza, l'amore e la vendetta».

Il corpo umano, quindici brani, un filo conduttore.

«Il corpo umano è al centro di tutto. Oggi specialmente. È un soggetto politico, un argomento di discussione, un tema scientifico, una palestra di tecnologia».

È anche al centro delle foto.

«Di mia mamma ho soltanto cinque foto, oggi di tutti noi ce ne sono cinquecentomila. Tutto si vive attraverso il corpo, anche se per me sono troppo ardite le teorie dei transumanisti, secondo i quali si potrebbe trasferire la coscienza da un corpo all'altro. In ogni caso, sin dai tempi di Gilgamesh, la cui epopea risale a circa cinquemila anni fa, e che ho riletto da poco, la questione si giocava già intorno al corpo umano».

Il suo corpo come sta?

«Sempre meglio. Quando ho iniziato a fare le prove del tour, ho sentito di fare uno scatto avanti e di esser tornato nel mio ruolo solito, quello di capocomico di una compagnia affiatata».

È stato fermo per oltre un anno. Zero dischi, zero concerti.

«Ma ho intorno una squadra di persone forti e capaci. In questi mesi ho letto libri su Garibaldi e Napoleone, che sono passati da battute d'arresto o da sconfitte importanti o addirittura feroci ma non hanno perso i più importanti compagni di viaggio. Senza far paragoni, ho la stessa fortuna».

Quanto conta un disco oggi?

«Oggi i dischi hanno una vita commerciale molto breve. Quando ho pubblicato l'album Safari nel 2008, furono pubblicati ben otto singoli. Oggi un disco dura se va bene qualche settimana. Così è cambiata la musica e così sono cambiati i suoi tempi».

Il ritmo è stato accelerato dai social?

«Diciamo che il social network è una sorta di protesi del sistema nervoso».

È grave?

«Per chi, come me, ha vissuto un modo diverso di comunicare, è stato laborioso accettare e comprendere questo fenomeno. Ma i cosiddetti nativi digitali, ossia chi è proprio nato con questo modo di comunicare, vive i social con più leggerezza».

Si dice possano incidere sulla libertà di pensiero.

«In realtà penso possano condizionare più i consumi e i comportamenti in tempi brevissimi».

In attesa del suo ritorno in scena, Jovanotti è comparso nella serie Hanno ucciso l'Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883.

«Ricordo la prima volta che li vidi in occasione di 1, 2, 3 Jovanotti che andava in onda dal Rolling Stone di Milano».

Poi?

«Dopo tre anni mi mandarono il nastro del brano Hanno ucciso l'Uomo Ragno e io dissi boh. Allora lo diedi a Claudio Cecchetto che invece disse subito: Vendiamo un milione di copie. Aveva ragione lui».

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