Ritratti e autoritratti dal Rinascimento al Settecento

Seduto su un cornicione, la mano sinistra appoggiata sui libri e il compasso, la destra che indica la fuga delle cupole, il volto ispirato rivolto allo spettatore, così si rappresenta Andrea Pozzo l’inventore della cupola illusionistica della Chiesa di Sant’Ignazio.
Un dipinto mai visto prima proveniente dalle stanze private della Chiesa del Gesù, scelto come emblema della mostra aperta da oggi al 22 febbraio al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo intitolata «Artisti a Roma. Ritratti e autoritratti di pittori, scultori e architetti dal Rinascimento al Settecento». Curata da Francesco Petrucci presenta nella Sala Paolina e nella Biblioteca una cinquantina di opere di cui 35 dipinti dal Rinascimento al Settecento, in maggioranza prestiti da importanti collezioni private (Koelliker, Faldi) e per questo poco conosciute o inedite come l’autoritratto di Benefial della collezione Faldi, insieme ad altre più note che vengono da collezioni pubbliche come la Biblioteca Herziana, l’Ospedale di S. Spirito in Sassia, l’Accademia di San Luca, il Museo del Bargello, la Galleria Estense di Modena.
La prima forma di rappresentazione è l’autoritratto. Molti artisti antichi e moderni hanno lasciato del proprio aspetto numerose e diverse testimonianze lungo l’arco della vita, fissando le proprie fattezze nel momento di disegnare o dipingere, o scolpire, o vicino alle proprie opere, o per rendere a tutti visibile la condizione sociale raggiunta. È il caso del Baciccio, abbigliato sfarzosamente, un grande cappello piumato per dimostrare il momento felice che sta vivendo. O di Giovan Battista Passeri che si ferma sulla tela mentre scrive Le vite, o di Gian Lorenzo Bernini che si dipinge di spalle mentre disegna, preso dall’ispirazione.
Ma ci sono anche autoritratti fuori dalle righe. P. P. Roos detto Rosa da Tivoli, famoso per le scene agresti animate da capre e pecore, mentre nell’autoritratto degli Uffizi si presenta nella veste ufficiale di artista, qui è il buon pastore con una capretta in mano.
Viene dal Museo del Bargello di Firenze l’unica scultura, il busto in bronzo ufficiale di Michelangelo del Giambologna. È di proprietà di una collezione privata inglese il ritratto di Canova dipinto da Lawrence in Inghilterra dove l’artista di Possagno si era recato chiamato per restaurare i marmi del Partenone sui quali si rifiutò di mettere le mani.


Completano la rassegna dodici incisioni della collezione Chiovenda di Palazzo Chigi di Ariccia con immagini fra gli altri di Bernini e Poussin.
Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, Lungotevere di Castello, telefono 06-6819111. Orario: 9-19, lunedì chiuso. Fino al 22 febbraio 2009.

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