Rivolta contro i treni superveloci scontri e ferrovia bloccata per ore

I manifestanti sono riusciti a fermare i tecnici che avrebbero dovuto cominciare i lavori della Tav in tre terreni della Val di Susa

Simona Lorenzetti

da Torino
Cronaca di una protesta annunciata e di una vittoria scontata. I No Tav hanno vinto l’ennesima battaglia contro la realizzazione della linea ferroviaria Alta Velocità Torino­Lione. Riuscendo, in un muro contro muro con le forze dell’ordine, a impedire ai tecnici di Ltf (Lyon Tourin Ferroviaire), di raggiungere i tre terreni situati nel Comune di Monpantero in Val di Susa per effettuare i sondaggi necessari a valutare l’impatto ambientale dell’opera. Adesso ci vorranno altri 15 giorni prima che i tecnici possano tentare di nuovo di arrivare ai terreni: questi i tempi tecnici per avviare le procedure di autorizzazioni.
Una giornata al cardiopalma, in cui il popolo No Tav ha organizzato nei minimi dettagli la rivolta. Lo avevano annunciato nei giorni scorsi, tanto che la questura ha chiamato a rapporto ben 900 uomini per scortare i dodici tecnici che dovevano recintare i lotti. Non è servito. Il popolo No Tav si è messo in marcia già domenica pomeriggio, anticipando tutti. Decine di manifestanti, si sono mischiati ai cercatori di funghi, e hanno raggiunto le vie d’accesso ai terreni camminando lungo i sentieri della Resistenza partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale. Altri ancora, compresi i venti sindaci dei Comuni della Valle, forti della sola fascia tricolore, hanno raggiunto le pendici del monte Rocciamelone nella notte. Ieri mattina quando la colonna di tecnici, accompagnati dalle forze dell’ordine, si è diretta a Monpantero si sono trovati i No Tav a sbarrargli la strada sulla via che dalla località di Urbiano porta a Seghino, a mille metri di quota. Un muro umano, capeggiato dai sindaci, ma composto da cittadini, autonomi, anarchici, militanti di Legambiente e altre associazioni. Centinaia di persone con cartelloni e striscioni. Non solo un cordone umano come ostacolo: lungo il percorso che porta a Seghino, località di Monpantero dove ci sono i tre lotti di terreno, sono stati gettati tronchi, pietre, masserizie di ogni genere. Inevitabili gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, quest'ultime hanno tentato a più riprese di farsi largo tra i contestatori. Pochi i feriti, nessun fermato, ma sei manifestanti sono stati denunciati per lesioni a pubblico ufficiale: questo il bilancio non ancora definitivo. Un manifestante è stato colpito alla schiena e portato in ospedale. Altri sono rimasti lievemente contusi come una vigilessa di Villarfocchiardo, l’ex sindaco di San Giorgio, Danilo Bar, e Sergio Vallero, presidente del consiglio provinciale di Torino, per l’occasione in veste di consigliere di Rifondazione comunista. Tre feriti anche tra le forze dell’ordine. E mentre sulle pendici dei boschi di Monpantero andava in scena il braccio di ferro tra sindaci e forze dell’ordine, a valle una trentina di manifestanti ha occupato i binari della stazione di Bussoleno, bloccando di fatto tutta la linea internazionale Torino­Modane. Le Ferrovie sono state costrette a fermare i convogli a Bardonecchia e ad Avigliana: 26 i treni soppressi, mentre una decina ha viaggiato con venti minuti di ritardo. Alcune aziende, aperte nonostante il ponte di Ognissanti, hanno deciso di aderire alla manifestazione e hanno proclamato una giornata di sciopero. A mezzogiorno il finale della giornata era già scritto.

La polizia ha chiuso la strada che da Susa porta a Monpantero per impedire l’arrivo di nuovi contestatori. A tarda sera anche gli ultimi manifestanti se ne sono andati. La polizia avrebbe disposto un blitz notturno con i tecnici per recintare i terreni dove verranno fatti i sondaggi.

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