«Roma capitale sarà ancora più bella»

«Dobbiamo essere orgogliosi della nostra capitale, è già bellissima ma con Roma Capitale diventerà ancora più bella». Parola di Silvio Berlusconi che ieri è tornato in Campidoglio dopo quindici anni di assenza. E lo ha fatto per presentare le norme contenute nella legge sul federalismo fiscale che dovrebbero cambiare il futuro della città eterna, garantendole maggiori poteri.
Il premier è arrivato sul colle capitolino dopo le 11,15 e come suo costume prima degli impegni istituzionali si è intrattenuto con la folla, salutando le scolaresche in visita. «Mi raccomando tenete pulita la città e non scrivete sui muri», raccomanda a un gruppo di bimbi napoletanti. Con un altro, romanista, parla di calcio: «La fede calcistica è l’unica cosa che non si cambia», commenta. Poi la visita rientra nei binari dell’ufficialità. Berlusconi saluta il sindaco Gianni Alemanno, in sua compagnia compie il piccolo rito di tutte le visite importanti in Campidoglio, l’affaccio dal balconcino dello studio del sindaco con vista sui Fori con saluto alla folla sottostante. Poi la firma del libro d’oro («Finalmente Roma capitale! Un risultato e un successo che ho, che abbiamo inseguito per lungo tempo. Evviva», la sua frase) e infine l’ingresso in aula Giulio Cesare, dove il premier viene accolto da un applauso. Infine l’illustrazione della legge: Berlusconi parla con Alemanno e il suo vice Mauro Cutrufo a fianco. Dietro di loro l’immagine ovale di Piazza del Campidoglio e del cielo su cui è scritto Roma capitale. Il primo a parlare è il presidente del consiglio comunale Marco Pomarici, che parla di «pagina storica di Roma» e di «modello amministrativo innovativo». E Berlusconi? Parla di un «sogno che si realizza», ricorda la figura di Bettino Craxi, che si era posto a suo tempo questo obiettivo, avverte che si dovrà «lavorare bene» per mandare avanti questo progetto» e promette l’impegno come presidente del Consiglio» a fare in modo che non ci siano ostacoli o intoppi. E i tempi? «Nel mio studio privato Berlusconi - racconta Alemanno - mi ha assicurato che al massimo tra tre-sei mesi verranno approvati i decreti legislativi e che ci verranno quindi date funzioni e risorse. I decreti devono passare per il Parlamento, essere valutati dalle commissioni e approvati dal governo». «Non vogliamo più essere la città della polvere o del centralismo burocratico ma una capitale, un esempio per la comunità nazionale, ed essere la città internazionale che possiamo essere». Magari ponendosi obiettivi concreti come far «tornare le Olimpiadi a Roma e battendo Parigi sul numero di turisti». Il sindaco tende anche la mano al presidente della Provincia Nicola Zingaretti: «Adesso la legge riguarda il comune di Roma ma ho dato la mia parola a Zingaretti che ci occuperemo dell’area metropolitana. In futuro potremo anche arrivare a fare una Regione a statuto speciale come chiede il presidente Piero Marrazzo». Zingaretti incassa e ringrazia: «Sull’applicazione dell’area metropolitana sono d’accordo con il sindaco. Va fatta in fretta e senza produrre ritardi. Anche su questo lavoreremo insieme con profitto, così come abbiamo fatto per l’approvazione della legge su Roma Capitale».
Alla fine le uniche note stonate sono quelle dell’opposizioni, che smorzano l’importanza dell’evento.

O, come Roberto Morassut, segretario regionale del Pd, fanno notare che «Berlusconi concede oggi ad Alemanno ciò che, per pregiudizio politico, negò per anni a Rutelli e Veltroni». «Polemiche stucchevoli», taglia corto Dario Rossin, capogruppo Pdl in consiglio comunale.

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