Roma e Milano si inchinano a Macerata

La coppa Italia del volley va in provincia: battuti i laziali davanti ai 10mila spettatori del Forum che tremano per la loro squadra

da Milano

Macché metropoli. Il volley è uno sport di provincia. Piccola e felice. Macerata vince la coppa Italia, la sua terza su tre finali, sparando spumante e coriandoli nella mesta cornice delle due maggiori città italiane, che sotto rete non riescono a scrivere la storia. Roma cade 3-0 (a 19, 19, 23), Milano applaude riempiendo il Forum ma già piange su un volley di vertice che sta smarrendo.
È la notte di Valerio Vermiglio, delizioso pianista del palleggio, epurato dalla nazionale dopo la fine dell’era Montali: dopo averlo visto guidare Macerata (senza Paparoni e Rodrigao) a scardinare le sicurezze di un avversario molle e svuotato, sarà difficile fare a meno di lui quando in primavera tenteremo l’ultimo assalto alla qualificazione olimpica. E se il problema è nei rapporti di spogliatoio, viene in mente lo stesso Vermiglio quando spiega che il segreto dei marchigiani è «un gruppo in cui non si è per forza amici ma ci si accetta, ci si rispetta e le cose si dicono in faccia». Intorno al regista messinese, 32 anni compiuti in campo, Macerata raccatta palloni in difesa, incide in battuta, vola sul vento dell’Est - polacchi, serbi, croati come Swiderski, Geric e Omrcen - proprio nella sfida in cui, oltre la rete, trova il martellone slavo Miljkovic, ieri idolo di Macerata, oggi perla di Roma. Perla opaca, la vittoria di sabato in semifinale su Treviso ha scaricato i laziali (senza Mastrangelo), che versano troppi errori sul conto avversario e sprecano il +4 nel terzo set.
Tornata in A1 nel 2006, seconda in campionato, lo scudetto nel mirino, Roma perde la seconda finale di coppa Italia di fila a Milano, dove, intanto, la rete si abbassa. La Sparkling è in bolletta. Niente sponsor, stipendi in arretrato, giocatori che minacciano lo sciopero nel match di domenica contro Corigliano: ma due partite saltate provocherebbero esclusione della squadra e squalifiche degli atleti, ingabbiati dall’equivoco di essere professionisti con status da dilettanti.

Il patron Claudio Giovanardi cerca soci per un disperato salvataggio: anche Lapo Elkann è ufficialmente al lavoro per trovare soluzioni ma ha pure presentato strane dimissioni da presidente onorario. Stile fuga dalla barca che affonda. E Milano, sorda, applaude la provincia felice.

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