Roma, famiglie con disabili costrette a "segregarli" in casa

Solo il 20% decide di affrontare i tanti ostacoli, come le barriere architettoniche e la mancanza di servizi che incontrano nel loro “cammino”

Roma, famiglie con disabili costrette a "segregarli" in casa

Contro l’amministrazione Marino si schiera anche l’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati) con una dura presa di posizione sulle tantissime inefficienze con cui sono costretti a convivere, tutti i giorni a Roma, i disabili.

È bastato basarsi su un campione di 1500 famiglie con bambini disabili, per arrivare a sapere che il 67% delle famiglie, con un figlio disabile, si trova costretta a rintanarsi in casa, per colpa delle tante barriere architettoniche. Si preferisce infatti non fare uscire il proprio figlio disabile, frequentando solo ambienti familiari e di fatto più agevoli. Solo il 20% decide di affrontare i tanti ostacoli come le barriere architettoniche e la mancanza di servizi che incontrano nel loro “cammino”.

In molti li definiscono persone in “dissolvenza” e cioè in condizioni di invisibilità . La casa di queste persone si trasforma in una prigione.

Una cosa inaccettabile per una città come Roma che dovrebbe garantire a tutti, nessuno escluso una giusta autonomia, soprattutto a chi ha una disabilità. Qualsiasi essa sia. La Capitale inoltre è conosciuta per l’inagibilità delle sue strade e delle gravi carenze del trasporto pubblico. Trasporto inadeguato già per i passeggeri normodotati, figurarsi per i disabili. Stesso scenario per quanto riguarda le tre linee della metropolitana dove trovare montascale e ascensori funzionanti è già di per se un miracolo.

“Ho smesso di prendere i mezzi pubblici perché esasperata . Per tre volte al momento di salire sul bus con la mia carrozzina, la pedana risultava rotta o difettosa. E comunque solo riuscire ad entrarci sarebbe stato un problema. I mezzi pubblici sono sempre stracolmi, peggio dei carri bestiame”. E’ la testimonianza di Stefania, 45 anni e da 7 affetta da sclerosi multipla, malattia che la vede costretta ad una vita di disabilità e di rinunce imposte anche dalla società. Una vita che come lei stessa afferma, potrebbe andar meglio se oltre ai suoi problemi non si aggiungessero quelli dovuti ad un amministrazione cittadina inesistente e che mal si cura dei più deboli e/o disagiati.

Ma nella Capitale, sempre secondo l’Unitalsi c’è carenza anche di attrezzature ricreative pubbliche. Nei parchi pubblici non esiste nessun gioco accessibile ad un bambino disabile o strutture dedicate, fanno notare dall’associazione. Una mancanza presente anche nei grandi centri commerciali e nelle multisala cinematografiche.

Il 15% delle famiglie dichiara di avere bambini con disabilità motorie e il 40% con bambini con disturbi della personalità e dell'apprendimento o con problemi di autismo. Mentre il 20% dei nuclei ha grandi difficoltà nell’inserimento scolastico dei bambini. C’è anche chi (35%) lamenta problemi nell’ambito più strettamente sanitario, dove l’accesso alle cure migliori sembra un percorso difficile per le lungaggini del sistema.

A Roma ci sono ancora grandi difficoltà a garantire l'assistenza alle persone con disabilità. Il Comune è allo stremo delle forze e ai minimi termini economicamente. Di conseguenza, vengono forniti sempre meno servizi sociali alle persone che vivono uno status di handicap.

Questo

“immobilismo” da parte delle amministrazioni crea un vuoto che fa sentire ancora più soli e trascurate le persone con disabilità. Prigionieri nelle loro case e in ostaggio di una società che tende, sempre più spesso a non tutelarli.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica