La Roma di Giovanni Guerrini tra illusioni e guerre

Si apre con l’architettura e la grande decorazione per l’E 42, la seconda parte della mostra che la galleria Campo dei Fiori di via Monserrato dedica fino al 3 aprile a Giovanni Guerrini (1887-1972), dopo aver passato in rassegna la pittura, il disegno e l’incisione. Curatore di entrambe è Carlo Fabrizio Carli raffinato studioso del periodo che nel '97 ha riscoperto Guerrini, facendolo uscire dall’oblio che nel dopoguerra lo aveva avvolto. Prima il pittore, ora l’architetto di cui sono in mostra una quarantina di opere fra progetti, schizzi, bozzetti, modellini di edifici e decorazioni. Due facce di un artista poliedrico che fu anche autore di manifesti, decoratore, allestitore di padiglioni per grandi mostre e tra i maggiori esponenti di arti applicate in Italia fra le due guerre.
Formatosi a Faenza, che manteneva intatta la tradizione delle botteghe di ceramica, respira atmosfere preraffaellite e simboliste, presente alle varie biennali e quadriennali, nel ’27 viene chiamato a Roma come direttore artistico dell’Enapi, l’ente per le piccole industrie e l’artigianato. In sintonia con le tendenze del periodo, pensa che per avere un artigianato di qualità si debba coinvolgere gli artisti. Loro forniranno i prototipi, gli artigiani li realizzeranno. Nel ’38 la grande occasione. Entra a far parte del gruppo che lavora all’esposizione universale (che non si farà per la guerra), progettando architetture non effimere, come si faceva in genere, ma permanenti destinate a costituire un nuovo quartiere di Roma, fulcro dell’espansione della città verso il mare e la pianura pontina. Guerrini ha un ruolo di primo piano nei cantieri sia in veste di architetto che di decoratore. Porta la sua firma e quelle di La Padula e Romano il progetto vincitore del concorso del ’37 per il palazzo della civiltà italiana, noto come Colosseo quadrato, inaugurato nel ’40. In mostra un modellino in gesso e una quindicina di disegni e schizzi che consentono di confrontare l’idea con la realizzazione. L’edificio risultò infatti molto diverso dal progetto originale, per le modifiche imposte dalla commissione presieduta da Oppo. Allo stesso periodo risalgono i mosaici a figure nere su fondo bianco della fontana che si trova davanti al palazzo degli uffici. Furono incaricati tre specialisti, Severini, Rosso e Guerrini, a ognuno dei quali furono riservati sei riquadri. Guerrini tratterà il tema delle origini, Enea, la nascita di Roma, Cartagine, il mare. In mostra sei bozzetti originali realizzati in china nera e tocchi di biacca. Aveva dimensioni inusitate, 3200 mq, ma rimase sulla carta il mosaico a fondo oro che avrebbe dovuto ricoprire le pareti dell’aula centrale del palazzo dei ricevimenti e dei congressi di Libera.

Guerrini, Gentilini, Capizzano e Quaroni che se lo aggiudicarono nel ’41 avrebbero dovuto trattare i primordi di Roma, l’impero, la rinascenza e l’universalità della chiesa e la Roma di Mussolini. Tema quest’ultimo affidato a Guerrini.

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