Lazio, la rivoluzione dei resi: andranno in beneficenza

La Regione ha approvato un emendamento alla legge di Bilancio che ha l’obiettivo di favorire la riduzione degli sprechi nella grande distribuzione. Amazon in testa

Lazio, la rivoluzione dei resi: andranno in beneficenza

Il miracolo di Amazon è avere il mondo a portata di un clic. Dagli elettrodomestici, ai libri. Dai prodotti tecnologici, all’abbigliamento. Basta un clic, infatti, per far partire un ordine. E in poco tempo questo arriva comodamente a casa. Poi c’è il diritto di rimandare indietro gratuitamente la merce non gradita. A questo punto sorge spontanea una domanda: i prodotti rispediti al mittente che fine fanno? Finiscono al macero, perché alle aziende di distribuzione conviene così.

Ogni mese Amazon (e non solo) distrugge circa 100mila prodotti nuovi, invenduti o danneggiati. Oggi, nel Lazio, le cose cambiano. E si tratta di una piccola rivoluzione. La regione ha approvato infatti un emendamento alla legge di Bilancio, a firma +Europa, proprio per favorire “la riduzione degli sprechi legati alla distruzione dei resi danneggiati e dei beni invenduti”. Questi saranno donati in beneficenza.

“Com’è recentemente emerso da alcune inchieste giornalistiche, molto spesso per le aziende della grande distribuzione è più conveniente distruggere i prodotti resi, anche se non danneggiati, piuttosto che riconfezionarli e metterli di nuovo in vendita. Questo conduce, nella pratica, alla distruzione immotivata di un numero enorme di beni che, oltre a rappresentare uno spreco, ha un forte impatto ambientale”, spiega Alessandro Capriccioli, consigliere regionale del Lazio del gruppo +Europa. “Da oggi, perlomeno nel nostro territorio - fa sapere - questo fenomeno potrà essere arginato. La regione Lazio, grazie a un mio emendamento, si farà carico di redigere dei protocolli tra aziende distributrici ed enti pubblici e privati per promuovere il riutilizzo dei resi e destinarli a scopi di utilità sociale”.

Il problema dei resi nella grande distribuzione è imponente. Si parla, come detto, di circa 100mila prodotti distrutti soltanto da Amazon ogni mese nei poli logistici del territorio. La criticità più evidente è quella ambientale, dal momento che mandare al macero oggetti nuovi o semi nuovi significa aggravare ulteriormente un problema già critico come quello dello smaltimento dei rifiuti. Per non parlare del dato relativo allo spreco di prodotti che potrebbero essere utilizzati e vengono invece distrutti.

Tuttavia la società sottolinea come il riferimento a circa 100mila prodotti non sia corretto "in quanto si basa su stime giornalistiche non confermate sui poli francesi".

In Italia esiste una legge antispreco, la 166/2016, che si concentra in modo particolare sulla redistribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici. Con il provvedimento approvato oggi nel Lazio il campo si allarga anche ad altri oggetti (come gli elettrodomestici o i capi di abbigliamento) e si rivolge in modo particolare ai marchi della grande distribuzione. “Una piccola rivoluzione - conclude - che speriamo venga replicata anche in altre regioni. Nell’interesse dell’ambiente e di chi, all’interno della nostra comunità, vive situazioni di disagio e potrebbe essere aiutato a costo zero”.

"Accogliamo positivamente l’iniziativa della Regione Lazio e continuiamo a lavorare costantemente per eliminare gli sprechi in tutte le nostre attività, per la nostra azienda e per i nostri clienti", dicono dall'azienda, "Per Amazon, lo smaltimento dei prodotti è l’ultima risorsa e l'opzione meno interessante - ecologicamente ed economicamente. Quando i prodotti sono venduti da Amazon, la maggior parte dei prodotti restituiti o invenduti viene rivenduta ad altri clienti (tramite Amazon Warehouse Deals) o a liquidatori, restituita ai fornitori o donata a organizzazioni benefiche, a seconda delle loro condizioni. Ma come si può immaginare, qualsiasi negozio finisce per avere alcuni prodotti che per diverse ragioni non possono essere rivenduti, ad esempio per motivi igienici o perché danneggiati.

I prodotti destinati allo smaltimento sono una percentuale piccolissima. Stiamo lavorando duramente per portare questo numero a zero e, laddove lo smaltimento dei prodotti sia inevitabile, ci stiamo impegnando per riciclare i prodotti quanto più possibile".

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