Celio, i tre migranti infetti e violenti erano già fuggiti da un centro

I nigeriani hanno devastato un reparto del Celio e aggredito medici e militari. Erano già stati denunciati per epidemia colposa

Celio, i tre migranti infetti e violenti erano già fuggiti da un centro

Non era la prima volta. I tre migranti positivi al Covid, ora piantonati in un’ala del Policlinico militare del Celio dopo aver sfasciato la struttura e ferito un medico, avevano già provato a scappare un’altra volta dalla quarantena loro imposta. Quando erano ancora ospitati in un centro di accoglienza a Grottaferrata, infatti, erano fuggiti nonostante la positività al nuovo coronavirus e il rischio di diffondere il contagio.

La notizia, riportata oggi dal Messaggero, può diventare una grana non di poco conto per il governo. Palazzo Chigi e il Viminale sono infatti in difficoltà per i continui sbarchi sulle coste italiane e per il rinnovato attivismo delle Ong, situazione aggravata dalla pandemia e dal fatto che molti dei contagi registrati in Italia sono importati dagli immigrati che approdano nel Belpaese. Gli stranieri vengono sottoposti al tampone e messi nei centri di accoglienza, a volte sovraffollati come quello di Lampedusa. Dovrebbero rispettare la quarantena obbligatoria ma più di una volta si sono registrate pericolose fughe di massa. Poi ci sono i migranti già presenti nel territorio italiano, anche loro a rischio contagio. Una vera e propria bomba epidemiologica e politica. Per questo la vicenda dei tre migranti positivi è emblematica e merita attenzione.

I tre immigrati sono due donne, titolari di protezione internazionale, e un uomo con il permesso di soggiorno per casi speciali. Il 17 agosto, dopo aver provato a scappare dal centro di accoglienza di Grottaferrata, vengono scortati al Celio da due volanti della polizia. Sono positivi al Covid e il Viminale è al Policlinico militare che invia gli stranieri senza fissa dimora o impossibilitati a rimanere isolati nella struttura che li ospita. Prima di entrare nel centro militare, riporta il Messaggero, addosso all’uomo viene trovato un punteruolo di 20 centimetri. Poi i tre restano lì, piantonati delle forze dell’ordine. La quarantena scorre quasi normalmente fino al 28 agosto, venerdì scorso, quando i tre nigeriani tentano nuovamente la fuga. Bloccati, sfondano i mobili, mordono un medico e cercano di sequestrare un ragazzino albanese. Sono lunghi momenti di panico. C’è il pericolo che qualcuno si faccia male o che la situazione precipiti. Poi i militari e il personale del Celio riescono a sedare gli animi.

Il risultato? Per ora i tre immigrati sono bloccati in un’ala della struttura, separata dagli altri ospiti.

Dopo i fatti di venerdì scorso sono stati denunciati a piede libero. Non solo per la tentata fuga dalla quarantena obbligatoria (l’ultima volta avevano incassato una denuncia per epidemia colposa), ma anche per danneggiamento, resistenza e lesioni.

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