La fine del Ramadan in piazza. L'ira degli abitanti: "E il virus?"

In quasi tutti i quartieri di Roma centinaia di musulmani si sono radunati per pregare insieme in piazza, a volte senza neppure rispettare le norme di distanziamento sociale

La fine del Ramadan in piazza. L'ira degli abitanti: "E il virus?"

Mentre nella maggior parte dei Paesi islamici e nel resto d’Italia il lockdown ha impedito i festeggiamenti per la fine del Ramadan, nella Capitale è andata in scena la “fiera degli assembramenti”. In quasi tutti i quartieri di Roma centinaia di musulmani si sono radunati per pregare insieme in piazza, a volte senza neppure rispettare le norme di distanziamento sociale imposte dal comitato scientifico e dal governo.

Raduni che, come in passato, sono stati regolarmente autorizzati dalla prefettura e dalla questura. “Quest’anno non ci aspettavamo che le autorità ci dessero l’autorizzazione e perciò siamo doppiamente felici”, ci dice Rahman Hebzu del centro islamico Tawhid, che da dodici anni organizza questa celebrazione nel parcheggio di via Albergotti, nel quartiere Aurelio, in zona Roma Nord. Circa 70-80 fedeli si sono dati il cambio ogni dieci minuti per pregare a partire dalle sette di questa mattina. I musulmani si mettono in fila vestiti con gli abiti della festa, a distanza di un metro, mentre i volontari forniscono loro mascherine e una dose di gel disinfettante. Non è accaduto lo stesso però in altre zone. A Conca d’Oro e Centocelle, ad esempio, diversi filmati diventati virali sui social network mostrano decine di persone ammassate, senza neppure i dispositivi di protezione individuali.

L'ira dei residenti

Questo ha creato non pochi malumori tra i residenti. “La comunità islamica qui è una presenza fissa, ogni anno, come è giusto che sia, festeggiano la fine del Ramadan in questo parcheggio”, ci spiega Danilo Amelina, presidente del Comitato quartiere Aurelio. “Certo che però – aggiunge – quest’anno la manifestazione si sarebbe potuta evitare”. “Loro sono stati attenti a differenza di altri, ma è inevitabile che alla fine di una celebrazione con oltre 500 persone si creino assembramenti, con gente che va in gruppo a prendere l’autobus o a bere il caffè al bar”, gli fa eco Angelo Belli, coordinatore della Lega nel XIII Municipio Aurelio, secondo cui “in questo momento il buonsenso avrebbe voluto che l’autorizzazione non fosse stata concessa”. “L’Italia è sempre stato un Paese accogliente, ma qui siamo di fronte a un caso di discriminazione al contrario – incalza una donna che incontriamo nei pressi di piazza dei Giureconsulti - noi siamo ancora soggetti a varie limitazioni per le nostre celebrazioni religiose, mentre loro possono festeggiare il Ramadan come gli pare”. “In molti – spiega Belli – sono arrabbiati visto e considerato che ai funerali cattolici al momento non possono partecipare più di 15 persone”. “Oppure pensate a quelli come me – aggiunge – che sono fotografi e che rischiano di non lavorare per almeno un anno perché tutti i matrimoni proprio per evitare gli assembramenti, sono stati tutti rinviati”.

"Islam? Sempre due pesi e due misure"

Fanno discutere anche le immagini che arrivano da piazza Re di Roma, nel quartiere San Giovanni. Sono quelle scattate dal vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli. “Gli uomini pregano ignorando le regole del distanziamento sociale, ma hanno almeno la mascherina, a pochi metri di distanza si vede un recinto, non è una porcilaia ma lo spazio riservato alle donne rinchiuse dietro una rete oscurante, come fossero animali, non possono partecipare alla preghiera né vedere i fedeli e l’imam, la polizia osserva senza eccepire”, denuncia il deputato di Fratelli d’Italia.

"Non si può più accettare di essere discriminati a casa propria – attacca - di vedere stravolti i nostri principi ordinatori per i quali generazioni si sono battute con coraggio, di subire divieti e sanzioni mentre cittadini stranieri violano indisturbati la legge".

Insomma, nell’Italia della fase 2 ci sono manifestazioni di serie A e altre di serie B. I musulmani festeggiano la fine del Ramadan con il benestare delle autorità, mentre solo poche settimane fa i ristoratori che hanno manifestato all’Arco della Pace a Milano sono stati multati per essere scesi in piazza a distanza di sicurezza. “Fanno repressione a senso unico”, ci dice al telefono Paolo Bianchini, tra i fondatori del Movimento Impresa Ospitalità che ha promosso le proteste dei ristoratori e degli albergatori che hanno risentito maggiormente del lockdown e che si vedono penalizzati dalle norme anti-Covid.

“A Milano e in tante altre piazze d’Italia ci hanno proibito di manifestare, mentre oggi i musulmani festeggiano liberamente. Perché loro sì e noi no? Eppure siamo soltanto padri e madri che vogliono difendere il loro lavoro”.

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