Indagini sulla morte di Abdel, legato al letto perché aggressivo

Secondo alcuni testimoni il tunisino era stato prelevato da un agente ed era poi "tornato con la testa gonfia"

Indagini sulla morte di Abdel, legato al letto perché aggressivo

Secondo alcuni testimoni, tre per l’esattezza, suoi compagni di camerata, pochi giorni prima di morire Wissem Ben Abdel Latif era “stato prelevato dal modulo da un agente” ed era poi “tornato con la testa gonfia”. Lo scrive Repubblica citando il racconto che i tre, protetti dall’anonimato, al gruppo indipendente LasciateCIEntrare. Sono tre le audizioni, tutte registrate, che ricostruiscono cosa è avvenuto in seguito a un pestaggio nei confronti di Abdel all’interno del Cpr di Ponte Galeria. Qui il tunisino di 26 anni era giunto il 13 ottobre dopo aver trascorso la quarantena in Sicilia perché arrivato a bordo di un gommone. Ancora non sarebbe chiara la data esatta del raid, svoltosi in un luogo in disparte del centro, lontano dagli altri compagni. I testimoni parlano del 18, del 21 e del 23 novembre, il giorno in cui Abdel è stato ricoverato al Grassi.

Il racconto dei testimoni

Il 26enne è morto il 28 novembre legato a un letto del Servizio psichiatrico dell'ospedale San Camillo perché ritenuto aggressivo. Prima della morte gli era stata prescritta una terapia con farmaci psichiatrici. I testimoni sono però sicuri che Abdel “è stato picchiato perché protestava e avevano scoperto che aveva girato dei video col cellulare. Rifiutava anche le medicine, trovava ingiusto tutto quello che gli stava accadendo”. La mamma del 26enne sembra però essere certa del motivo per cui il figlio è stato picchiato.

La donna, durante un sit-in in Tunisia, dove si susseguono le manifestazioni per chiedere verità, ha asserito in televisione: “Mio figlio è un martire e ha pagato con la sua vita perché ha cercato di condannare con i suoi video le condizioni molto dure nelle quali viveva in quel centro”. Un parente della donna ha poi aggiunto:“Abdel, secondo un testimone, avrebbe litigato con gli agenti. E nello stesso giorno è stato ricoverato in ospedale per isolarlo dal gruppo”. Questo racconto coinciderebbe con una delle date indicate da uno dei testimoni ascoltati da LasciateCIEntrare.

La procura: "Accertamenti autoptici"

Per il momento i testimoni in totale sono sei e verranno presto ascoltati dalla procura. La vigilanza, sia quella interna che quella esterna al centro, è assicurata da un apparato interforze sul quale supervisiona un ufficiale di polizia. Il personale accede ai locali solo nel momento in cui vi è il sospetto di disordini che possono mettere a repentaglio la sicurezza. Secondo i testimoni però “in quel momento non c'era tensione”. Dalla questura hanno fatto sapere che “è in corso un duplice accertamento di carattere amministrativo e di carattere penale”. La procura era stata avvertita solo il giorno seguente la morte di Abdel e ha disposto l'autopsia senza avvertire i familiari del ragazzo. Ha comunicato all'avvocato Francesco Romeo “un'integrazione degli accertamenti autoptici e un'estensione dei quesiti medico legali”.

Il legale ha spiegato che si tratta di “una decisione che dà modo al medico legale nominato da me di partecipare all'ampliamento dell'autopsia. Nominerò uno psichiatra per la valutazione delle carte sanitarie”.

Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica