Maddalena Urbani "si poteva salvare". O, almeno, questo è quanto emerge dal racconto di un'amica della 21enne che, nella tragica mattinata di sabato scorso, era con lei. "Stava male già dal venerdì sera", avrebbe riferito la ragazza agli inquirenti. Intanto, un altro pusher - noto come "il libico" - è finito nel mirino degli investigatori. Stando a quanto riporta Il Messaggero, potrebbe aver agito in concorso col 64enne siriano già arrestato per detenzione e spaccio di droga nonché formalmente indagato dalla Procura di Roma per morte in conseguenza di altro reato.
"Morta dopo un'agonia di dodici ore"
Maddalena Urbani, figlia del noto scienziato Carlo, stava male "già dal venerdì sera" salvo poi morire nella tarda mattinata di sabato. Lo ha confidato Carola, un'amica della 21enne, al gestore del bar dove la ragazza lavorava. "La sua amica mi ha telefonato sabato mattina con il cellulare di Malia (così si faceva chiamare Maddalena) - racconta Giuseppe, da tutti conosciuto come "Celentano"che a Perugia gestisce il bar Via Gluck - mi ha mandato un vocale, era sconvolta". Stando a quanto riferito da Il Messaggero, Maddi avrebbe trascorso la notte antecedente al decesso "rantolando e respirando male". La lunga agonia, durata verosimilmente circa 12 ore, si sarebbe consumata nella casa di Abdul Aziz Rijab, il trafficante di drogra siriano sospettato di aver stuprato la 21enne. Ma nella vicenda potrebbe essere coinvolto anche un altro pusher, detto "il libico", a cui la polizia sta dando la caccia.
L'ombra di un altro pusher
Se fino a ieri le ipotesi formulate dagli inquirenti coinvogliano tutte sul siriano, adesso nelle indagini si profila l'ombra di un misterioso spacciatore da cui Maddalena si sarebbe rifornita dello stupefacente. Stando al racconto di Carola - già messo a verbale dalla Squadra Mobile - la studentessa si era data appuntamento con un altro pusher, detto "il libico", in via Vibio Mariano, sulla Cassia. "Tu rimani qua", avrebbe detto Maddalena all'amica lasciandola seduta su una panchina, allontanandosi con lo straniero per poi tornare dopo una mezz'ora. È da lì che avrebbe iniziato a stare male. Lo straniero ci ha portate nell'appartamento di Abdul e poi se ne è andato", ha spiegato Carola.
Non era la prima volta che “Malia” andava a Roma. I viaggi sarebbero iniziati dopo l'arresto di Aziz, già implicato in un traffico internazionale di droga stanato dai carabinieri di Cagliari. Con Maddalena si erano conosciuti a Perugia dove il siriano teneva le fila del giro di spaccio di piazza Grimana.
"Si poteva salvare"
Stando al racconto della testimone, il siriano si sarebbe rifiutato di allertare il 118. "Ho implorato il siriano di chiamare i soccorsi, ma lui non ne voleva sapere, mi terrorizzava, non sapevo che fare", racconta ancora Carola. Finché la mattina dopo prova lei stessa a praticare il massaggio cardiaco all'amica, prende il telefono e chiama i soccorsi. Ma è già troppo tardi: Maddalena è già morta. Oggi, all'Istituto di Medicina Legale del Gemelli, sarà eseguita l'autopsia sulla salma. Il sospetto degli inquirenti è che la giovane sia stata stroncata da un mix letale di stupefacenti e sostanze psicotrope, assunte per mitigare l'insonnia.
Quei segni sospetti di stupro
Sul corpo di Maddalena sarebbero stati riscontrati segni di sospetta violenza sessuale. L'ipotesi che il siriano abbia approfittato della 21enne è avvalorata, ancora una volta, dal racconto dell'amica. Le due ragazze, arrivate a Roma nel tardo pomeriggio con il treno partito da Perugia alle 14, da quel momento restano sole con Abdul. Il quale, a un certo punto, manda Carola a fare la spesa. Il sospetto è che sia stata solo una scusa per rimanere solo con Maddalena.
Lo conferma Giuseppe, il titolare del bar di Perugia, che nella notte tra venerdì e sabato ha avuto un fitto scambio di messaggi con l'amica della 21enne: "Quando ho chiesto a Carola se pensava vieni che quell'uomo abbia abusato di Maddalena, lei non ha negato lasciandomi intendere il peggio", spiega.In attesa di fare luce anche su questo aspetto della vicenda, il siriano è formalmente indagato dalla Procura di Roma per morte in conseguenza di altro reato.
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