L'odissea degli inquilini nelle case popolari: "Per la Raggi siamo invisibili"

L’odissea degli inquilini delle case popolari di Casal Bruciato che ogni inverno si ritrovano a combattere con il freddo, le infiltrazioni di acqua e difficoltà di ogni genere: "Il Comune ci accorge di noi solo se protestiamo"

L'odissea degli inquilini nelle case popolari: "Per la Raggi siamo invisibili"

Negli alloggi popolari di Casal Bruciato l’emergenza freddo arriva puntuale come una bolletta. È una piaga che riaffiora sempre. Si insinua nelle case della gente dandogli il tormento proprio nei giorni in cui le famiglie si raccolgono in soggiorno per addobbare l’albero di Natale. Inutile provare ad alzare il telefono per mettersi in contatto con il Comune di Roma: gli interventi non sono mai tempestivi. E allora le proteste sono diventate una ritualità. Anche quest’anno decine di residenti si sono riversati in strada. Uomini e donne di tutte le età, uniti da un minimo comune denominatore: la rabbia. "Secondo voi – si legge sullo striscione portato in piazza – dobbiamo morire di freddo?".

“Il problema del riscaldamento riguarda più di 640 famiglie, in alcuni casi non funziona e in altri è insufficiente”, spiega un anziano che vive nei palazzoni popolari di via Sebastiano Satta. Tutta colpa della scarsa manutenzione degli impianti, denunciano in coro i residenti. “Ogni anno – racconta Tonino Necco della Casa del Popolo – ci sono problemi con le caldaie che sono vecchie e vengono riparate alla buona”. “Dovevano accendere i riscaldamenti il 15 novembre ma l’appalto alla ditta che si occupa della manutenzione è arrivato solo il 18 quindi nessuno è venuto qui a fare le prove di riscaldamento”, sostiene qualcuno. Nel mirino c’è anche il budget messo a bilancio dal Comune di Roma per le riparazioni. Adriano Cedroni, presidente del circolo di Fratelli d’Italia di Casal Bruciato, le definisce "briciole": “Appena 60mila euro contro gli oltre 300mila stanziati per luminarie e mercatini natalizi”.

Dopo le mobilitazioni dei giorni scorsi, qualcosa si è mosso. “Siamo stati senza riscaldamenti per una settimana – ricorda Elena, residente in via Cipriano Facchinetti – adesso sembra che li abbiano riaccesi, speriamo funzionino”. “Noi paghiamo il riscaldamento in bolletta tutto l’anno – prosegue la cinquantenne – e vorremmo per lo meno che nei mesi più freddi funzionassero”. “È una vergona – le fa eco l’amica – in casa non c’erano nemmeno 10 gradi”. “La situazione si è risolta solo perché abbiamo protestato – continua – ma nel quartiere ci sono ancora diverse famiglie al gelo”. Il caso più estremo è quello di una mamma ditrent’anni, Michela, che vive con i suoi quattro figli in un appartamento in via Tommaso Smith dove il riscaldamento non ha mai funzionato.

“Vivo qui da otto anni – dice indicando il piccolo soggiorno invaso dai giochi dei bimbi – e in otto anni non abbiamo mai avuto il riscaldamento”. “Mi sono dovuta attrezzare con un stufetta per scaldare almeno la stanza dove dormono i bambini – racconta – ma il resto della casa è ghiacciato, non so più cosa fare”. Di segnalazioni, lei, che ci assicura di avere sempre pagato le bollette, ne ha fatte tantissime. Nulla è cambiato. “Nessuno – denuncia – è mai venuto a bussare alla mia porta per un controllo”. Ma la casa di Michela non avrebbe solo bisogno di una robusta revisione degli impianti di riscaldamento. Infiltrazioni di acqua e chiazze di muffa nerastra campeggiano sui soffitti delle camere da letto e nel bagno. “Mio figlio piccolo soffre di asma – spiega – e sono preoccupata per la sua salute”.

Di persone nella stessa situazione ce ne sono tantissime. I palazzi di cemento armato che svettano sul quartiere sono consumati da anni di trascuratezza così come chi li abita.

“Cascano guaine e pezzi di cornicione dai terrazzi, ai piani alti siamo invasi dalla muffa, questi palazzi hanno almeno cinquant’anni e la situazione sta proprio degenerando”. “Mia cognata – spiega una signora – è invalida al 100 per cento e abita in una casa dove piove dentro. Mi dica se è un cosa giusta. Siamo persone e non animali”.

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