Nei piani di Mosca si sarebbe dovuto trattare di un’operazione lampo, e invece Kiev si prepara a iniziare il quarto giorno d’assedio, mentre nel resto del Paese l’avanzata russa incontra una resistenza diffusa. In Europa si respira un clima da Guerra fredda e all’orizzonte incombe la minaccia nucleare. La speranza è appesa al tavolo di trattative che stentano a prendere forma. Sono ore difficilissime. Ore in cui la parrocchia romana dei Santi Giorgio e Bacco, punto di riferimento della comunità ucraina in Italia, si è trasformata in un porto di mare. In tanti arrivano per portare la propria solidarietà, raccogliendosi in preghiera e mettendosi a disposizione per aiutare.
Ad accoglierli c’è il vescovo Dionisio Lachovicz, visitatore apostolico per i fedeli ucraini in Italia. Lo sguardo stanco racconta la preoccupazione e il tormento di un intero popolo. "Ci sono tante vittime, tanta distruzione. Non ci aspettavamo un’offensiva di queste dimensioni. C’è il grande pericolo della guerra nucleare, allora sarebbe la fine dell’umanità", avverte l’esarca. "La Russia – continua il vescovo – è potentissima, ha le armi atomiche, l’Ucraina le ha consegnate alla comunità internazionale, si è smilitarizzata". Una donna si avvicina e lo interrompe. Ha ricevuto una telefonata dalla baby-sitter che ha cresciuto le sue figlie. "È intrappolata a Kiev, non riesce a lasciare il Paese. Il mio cuore è laggiù", dice con la voce rotta dal pianto. La città è circondata.
"Il popolo ucraino – spiega l’esarca – si è liberato dalla dittatura per essere un Paese democratico, dopo trent’anni di indipendenza, se dovesse cadere nelle mani dei russi sarebbe un disastro". Nonostante le voci di una imminente capitolazione si rincorrano da giorni, l’esercito ucraino continua a resistere in modo disperato, e anche i civili stanno imbracciando le armi. "Russi e ucraini sono fratelli nella fede, ma la smania di potere supera la fratellanza. Noi – precisa il religioso – non combattiamo per odio verso i nemici ma per amore verso il nostro popolo e la patria, penso che questo sia un atto di grande eroismo".
Papa Francesco nei giorni scorsi è tornato a invocare l’apertura di corridoi umanitari e anche il vescovo si dice preoccupato per la crisi umanitaria in atto: "Si prevedono milioni di profughi che entreranno nella comunità europea. Ci sono diverse stime, si parla anche di 10 milioni di persone. È gente che scappa da una guerra vera non possiamo non accoglierla". Per ora la maggior parte degli sfollati è assiepata lungo in confini di Polonia e Romania. I più fortunati sono già in viaggio verso i Paesi dell’Europa occidentale. Uno di questi è l’Italia, dove la comunità ucraina conta circa 236mila presenze.
"Sto aspettando l’arrivo di una famiglia di amici scappata da Odessa, dovrebbe essere qui a giorni, farò di tutto per metterli a loro agio", racconta una donna sulla sessantina. È una delle tante persone che incrociamo nel corso del nostro colloquio con il vescovo. Difficile prevedere cosa poterà il futuro. L’esarca non perde la speranza: "Nessuno può indovinare cosa abbia in mente l’imperatore (Putin, ndr).
Speriamo solo che la guerra finisca e che la pressione internazionale spinga i russi a ritornare sui propri passi". Si potrebbe fare qualcosa di più? "Non sono un politico, sono un religioso. Per noi è importante predicare il Vangelo e pregare per la pace".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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