Quelle mascherine mai arrivate: la commessa milionaria affidata ad un negozio di lampadine

La Regione Lazio anticipa 11 milioni di euro ad un'azienda romana per la fornitura di mascherine, ma i dispositivi non sono mai stati consegnati. FdI chiede di fare chiarezza sulla vicenda. L'ente si difende: "Chiesta la restituzione dei soldi"

Quelle mascherine mai arrivate: la commessa milionaria affidata ad un negozio di lampadine

Oltre undici milioni di euro versati dalla Protezione civile del Lazio nelle casse di una piccola azienda specializzata nella vendita all’ingrosso di lampadine per l’acquisto di "mascherine FFP2, FFP3 e mascherine triplo strato necessarie a soddisfare, con estrema urgenza, le esigenze del sistema per fronteggiare l’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili". Quelle mascherine però non sono mai arrivate a destinazione.

La Regione è stata costretta a revocare la commessa, ma nel frattempo il dubbio è che si sia perso del tempo, bene preziosissimo in tempi di emergenza sanitaria. E che decine di medici e infermieri non abbiano potuto avere accesso ai dispositivi di protezione. A ricostruire l’assurda vicenda in un’interrogazione al governatore Nicola Zingaretti è Chiara Colosimo, consigliere di Fratelli d’Italia, che chiede di far luce sull’accaduto.

A metà marzo l’agenzia regionale della Protezione civile decide di impegnare per affidamento diretto a favore della EchoTech Srl quasi 36 milioni di euro per l’acquisto urgente di dispositivi, nonostante il prezzo unitario delle mascherine FFP2 sia superiore di un euro rispetto a quello di un’altra società fornitrice. Ma non è questo il punto. "I problemi - si legge nell’interrogazione di Fratelli d’Italia – cominciano dopo il versamento dei due anticipi per complessivi 11.373.000,00 euro".

"Nella corrispondenza email con la società emerge un continuo susseguirsi di rinvii della consegna, sino a comunicare il numero di un volo aereo con il quale la merce sarebbe dovuta arrivare ma che, invece, non era in alcun modo presente sul volo indicato", continua il resoconto. Le scadenze del 27 e del 30 marzo, fissate per la consegna del materiale, slittano. Mentre, continua la relazione, "non si sa nulla di quella del 6 aprile".

Per questo, con altre due determinazioni, una del 29 marzo ed una del 2 aprile, all’agenzia regionale della Protezione civile, non resta che procedere "all’immediata risoluzione" dei primi due contratti. "La ditta – osserva Colosimo - ha incassato 11.373.000,00 di euro, non ha consegnato il materiale e non si è degnata neanche di inoltrare una comunicazione alla Regione Lazio". È lo stesso ente a precisarlo nell’atto di revoca, in cui si sottolinea che la società "non ha fornito a mezzo PEC alcun riscontro alla diffida inviata".

Insomma, attacca la consigliera, "la EcoTech Srl, soprattutto in un contesto emergenziale caratterizzato da un pericolo grave per la salute pubblica, in spregio delle più elementari regole di diligenza, ha omesso di curare l’adempimento della propria obbligazione, non riuscendo a fornire elementi di alcun tipo che consentissero alla Protezione civile di assolvere al proprio onere di pianificazione e programmazione degli interventi emergenziali".

"La stessa Protezione civile – continua - ha dovuto reperire sul mercato prodotti analoghi per sopperire all’urgente necessità di disporre di tali beni in conseguenza dell’inadempimento, perdendo quasi 20 giorni, tempo preziosissimo per la salvaguardia dei nostri operatori sanitari". Eppure, incalza l’esponente del partito di Giorgia Meloni, i problemi potevano essere evitati verificando a priori"la solidità e l’affidabilità della società".

"Da una visura effettuata - spiega la Colosimo - risulterebbe, infatti, che la stessa non è altro che una società a responsabilità limitata che vende lampadine, con capitale sociale di 10mila euro, 2 soci e un amministratore unico, dei quali uno è un cittadino cinese domiciliato a Ningbo". "Ad oggi – attacca ancora la consigliera - non risultata nessuna denuncia ufficiale e soprattutto la società si è ben guardata di restituire la somma avuta in anticipo". "Vogliamo sapere quindi - conclude - se i ritardi nel dotare il personale sanitario dei Dpi sia collegato alle inadempienze della Srl e quanti medici ed infermieri hanno eventualmente pagato questa negligenza". E poi, si domanda, "la Regione Lazio si è già attivata per segnalare all'Autorità Giudiziaria le gravi inadempienze della società?".

"Non ci troviamo di fronte ad alcuna truffa", replicano dalla Regione, chiarendo come "l'azienda al momento non è stata in grado di adempiere a due delle tre forniture richieste e per questo è stata avanzata l'immediata richiesta formale di restituzione dell'anticipo". "La società – aggiunge la Regione Lazio in una nota - a differenza di quanto sostenuto, non è sparita nel nulla ma è quotidianamente in contatto con la Protezione civile".

Eppure, nota la consigliera di FdI, è proprio la Protezione civile, a mettere nero su bianco nella risoluzione del contratto come l’azienda non avesse fornito "nessun riscontro alla diffida" inoltrata dopo la mancata consegna del 30 marzo.

"La Regione chiarisca perché ad oggi la ditta non ha ancora restituito gli anticipi visto che il prima atto di revoca risale a più di sette giorni fa", commenta la Colosimo, che chiede di fare chiarezza sull’avvio delle "procedure legali" e sulla consegna delle mascherine previste nel terzo affidamento che sarebbero dovute arrivare ieri.

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