La Raggi si ricandida, ma Roma è fanalino di coda in Europa per la qualità della vita

Nei giorni in cui nel M5S si discute della ricandidatura della sindaca di Roma, Virginia Raggi, Roma scivola al penultimo posto nella classifica della qualità della vita nelle capitali europee: giù di 6 punti percentuali dal 2015

La Raggi si ricandida, ma Roma è fanalino di coda in Europa per la qualità della vita

Cassonetti traboccanti di immondizia, strade sporche e attese infinite per i mezzi pubblici che viaggiano, anche in tempi di pandemia, come carri bestiame. Sono alcuni dei fattori che hanno contribuito a far scivolare Roma tra le ultime città europee per la qualità della vita.

La Città Eterna, scrigno che custodisce tesori di arte e cultura in ogni angolo e strada, è scivolata in fondo alla classifica delle città in cui vale la pena vivere. Nella top ten che misura la qualità della vita nelle capitali europee, Roma si piazza penultima. Peggio della Capitale d’Italia, a livello europeo, c’è soltanto Atene, dove, secondo i risultati di uno studio presentato questa settimana a margine di un evento organizzato dal Comitato delle Regioni e dalla Commissione Ue, è contento di vivere solo il 64 per cento dei cittadini europei. In testa ci sono le città scandinave: Copenaghen, medaglia d’oro della vivibilità, con il 98 per cento dei pareri positivi, e Stoccolma, sul secondo gradino del podio con il 97,6 per cento.

Roma è fanalino di coda anche nella classifica nazionale. Se il 92 per cento dei bolognesi, ad esempio, è soddisfatto della qualità della vita nella propria città, nell’Urbe lo è solo il 74 per cento della popolazione. Solo Napoli conquista un risultato peggiore, con il 70 per cento dei cittadini che si dichiara felice di vivere nel capoluogo partenopeo. E non sono solo i disservizi sul territorio a far affondare Roma nella classifica delle città più vivibili d’Europa, ma anche, ricorda Il Messaggero, le lungaggini burocratiche e la "corruzione nella pubblica amministrazione", a far scivolare la Capitale agli ultimi posti in Europa, facendo registrare un peggioramento di sei punti percentuali rispetto al 2015.

Il risultato deludente arriva nei giorni in cui si discute della ricandidatura della sindaca di Roma, Virginia Raggi, alle prossime elezioni amministrative che si terranno in primavera. Il nodo della sua nuova discesa in campo, annunciata lo scorso agosto, divide il Movimento 5 Stelle. I duri e puri come Alessandro Di Battista – e lo stesso Beppe Grillo - blindano il bis della sindaca, mentre i difensori dell’alleanza con il Pd, come la consigliera regionale Roberta Lombardi, ironizzano: "Non negoziabile? Direi ineluttabile come Thanos".

Anche l’ex capo politico, Luigi Di Maio, in una piroetta cerchiobottista, è sembrato volerla scaricare. "Non mi fossilizzerei sui nomi", aveva detto timidamente nei giorni scorsi, salvo poi tornare sui suoi passi dopo le polemiche scatenate dall’ala vicina a Dibba. "Non vedo un’alternativa a Raggi", aveva poi addrizzato il tiro il viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni. L’ultima parola, ora, potrebbe essere affidata alla piattaforma Rousseau, che dovrebbe ospitare le "comunarie" degli iscritti per decidere chi sarà il candidato grillino a guidare il Campidoglio.

Certo, il passo indietro di Chiara Appendino, la sindaca pentastellata di Torino, che ieri ha annunciato che non si candiderà alle prossime comunali, potrebbe costituire un assist per chi vorrebbe un candidato gradito al Pd, che possa rafforzare l’alleanza di

governo con i Dem, al posto di Virginia. "A Dibba non importa veramente qualcosa della sindaca o del futuro di Roma, ma soltanto di vedere affondare il Movimento", ha confidato una parlamentare pentastellata a IlGiornale.it. La battaglia è aperta.

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