Caos negli uffici postali della Capitale. "Per una migliore gestione delle richieste del reddito di cittadinanza vi invitiamo a presentare le domande in funzione del cognome dei richiedenti", si legge in un cartello affisso davanti a uno sportello delle poste di via Caffarro, quartiere Garbatella di Roma.
La faccenda è semplice e complessa allo stesso tempo. Per facilitare lo 'smaltimento' delle domande in arrivo, racconta il Corriere della Sera nella sua edizione romana, i richiedenti sono stati suddivisi in 7 gruppi di modo tale che, a partire dal 6 marzo fino ai successivi sette giorni lavorativi, gli impiegati ricevano prima coloro che hanno un cognome che inizia con la lettera A o B, poi con la C e via discorrendo. Ma, in fondo al foglio, c'è una precisazione in piccolo: "Le domande presentate in un giorno diverso da quello previsto dal calendario verranno comunque accettate". Un sistema farraginoso che, a seguito di questa sorta di post scriptum, è stato bene presto abbandonato dagli altri uffici che l'avevo dovuto adottare in base alle disposizioni arrivate "dall'alto". Nell'ufficio postale di via Arenula, infatti, gli impiegati spiegano: "Ci hanno detto che quella regola non vale più". A Testaccio dicono: "Non sappiamo se sarà davvero così oppure no in ogni caso metteremo un numeretto elimina code dedicato" anche se dall'azienda smentiscono. Voglio evitare i numeretti per non affibbiare ai richiedenti il "marchio di povertà".
Intanto l'azienda, in via riservata e informale ha chiesto al Viminale di avere un supplento di agenti davanti agli uffici postali per i primi giorni in cui si prevede un maggior afflusso di persone che si presenteranno per fare domanda di reddito di cittadinanza.
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