Il relitto okkupato dai rom: un monumento al degrado nel cuore di Roma

Lungo il Tevere si può trovare di tutto, persino il relitto di una gigantesca motonave. Tiber II è un singolare monumento al degrado, abitato abusivamente da alcuni nomadi

Il relitto okkupato dai rom: un monumento al degrado nel cuore di Roma

Il colpo d’occhio è impressionante. Una coppia si avvicina con aria incredula, quasi a volersi accertare di non aver avuto una visione. Arrivati al cospetto di quella strana entità, dopo averla scrutata con la stessa curiosità con cui i bambini scoprono le cose del mondo, si rendono conto che è tutto vero: davanti a loro, adagiato su un fianco, c’è proprio il relitto di una gigantesca motonave, arenato a due passi dal Tevere. Sulla prua c’è scritto "Tiber II", un nome che è già un hashtag.

Allora lei estrae lo smartphone dalla tasca e scatta una fotografia che, di lì a poco, verrà inviata agli amici e condivisa sui social network. Quell’immagine probabilmente contribuirà ad alimentare la popolarità del vecchio natante, anche conosciuto come "il Titanic de’ Roma". Ormai una specie di attrazione contemporanea. A qualcuno piace anche, dicono sia una cosa "incredibilmente inconsueta". Non la pensano allo stesso modo i frequentatori assidui della zona. Alla vista di quel relitto arrugginito e insozzato dai graffiti, purtroppo, si sono abituati. "È qui da più di un decennio, dopo tante denunce, noi residenti, ci siamo rassegnati", racconta una ragazza che sta facendo stretching nelle vicinanze.

Il vecchio Tiber giace lì, sulla banchina del lungotevere della Vittoria, nel centralissimo quartiere Prati, dal 2008. Prima traghettava frotte di turisti sul "biondo fiume", poi una piena, gli ormeggi che si sono rotti e lo schianto su Ponte Sant’Angelo. Inizia così la lunga stagione di oblio del natante. "Se non lo possono rimuovere, almeno lo risistemassero, alla fine è pittoresco e potrebbe diventare uno spazio pubblico, che ne so una libreria, anche perché vederlo così è davvero triste", la butta là una ciclista.

Nonostante abbia l’aspetto di una povera carcassa, al suo interno c’è vita. Il signor Nicola, romeno sulla sessantina, racconta a tutti la stessa storia, mentre i suoi due cani da guardia lanciano minacciosi latrati: "Io non abito qui, sono il guardiano, il proprietario mi paga per controllare che a nessuno venga l’idea di occuparlo". Tuttavia un vistoso elemento ci lascia pensare che, forse, il nostro interlocutore non sia sincero. Difficile non notare come dalla chiglia melmosa sporga un impianto fognario del tutto rudimentale: un tubo che finisce dritto dentro ad un catino pieno di liquami.

E non solo, grosse taniche d’acqua fanno capolino dal parapetto. Perchè sono lì? "Le usa il sedicente guardiano per lavarsi e cucinare", racconta Giampiero Tofani, vigile del fuoco in pensione che ha preso a cuore la faccenda. Forse il "custode" non è neppure solo, qualche anno fa, infatti, le nostre telecamere avevano intercettato un viavai sospetto. Tofani è preoccupato. "Chi ci assicura che nel serbatoio non ci sia ancora del gasolio? In caso di incendio – ragiona l’ex pompiere – la motonave potrebbe esplodere e le conseguenze sarebbero disastrose, sia per chi la occupa, sia per chi vive nelle vicinanze".

E pensare che anni fa un’azienda di Fiumicino si era pure offerta di smantellarla a proprie spese. A raccontarcelo è Sergio Iacomini, detto "Nerone", presidente del Gruppo storico romano: "Parlai personalmente coi titolari della ditta, mi dissero di aver provato a contattare il Comune di Roma senza però ottenere risposta, un vero peccato perché l’intervento sarebbe stato a costo zero". Quindi? Che ne sarà del relitto? Diventerà patrimonio della Città Eterna? La risposta dovrebbe arrivare dalla Regione Lazio, visto che la competenza sulle aree golenali è la sua.

"Dateve da fa', non possiamo fare brutta figura davanti al mondo", dice Nerone sfoderando il suo romanesco. "Non capisco cosa aspettano a smontare quell’imbarcazione, è uno scempio, una pessima cartolina della città, purtroppo – conclude allargando le braccia – temo che non ce ne libereremo neanche quest’anno". Per quest’anno no, ha ragione.

Ma forse c’è speranza per il 2023, almeno stando a quello che ha dichiarato a RomaToday Cristiana Avenali, capo dell’ufficio regionale sui contratti di fiume. "Se andrà tutto nel verso giusto – è la premessa – per la prossima estate anche quel relitto verrà rimosso".

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