A Roma l’urbanistica viaggiava anche a suon di favori e corruzione. Come riportato dal Corriere alcuni progetti per essere realizzati richiedevano qualche aiuto in Campidoglio. Secondo la Procura a dare quell’aiuto sarebbero stati alcuni dipendenti, funzionari e anche un ex assessore alle politiche urbanistiche del Comune di Roma, che adesso rischia di finire a processo per abuso d'ufficio. Intanto, prima della decisione finale che dovrebbe arrivare il 9 febbraio, il gip Nicolò Marino ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile del Campidoglio, che aveva lamentato la lesione “dell'interesse perseguito da Roma Capitale di garantire l'integrità del proprio apparato a tutela dell'interesse collettivo”.
Informazioni riservate in cambio di favori
L’indagine si è mossa tra intercettazioni e acquisizioni di documenti, portando così il pubblico ministero Erminio Amelio a ricostruire quanto avvenuto e a trasmettere al gip un fascicolo completo, con nomi di rilievo e prove oggettive. Tra i favori scoperti, ci sarebbe quello fatto da una dipendente del dipartimento di programmazione e attuazione urbanistica del Comune di Roma che, secondo il pubblico ministero, avrebbe mediato con i costruttori circa la delibera di annullamento del piano di recupero di Palazzo Raggi. Ricevendo per questo aiutino la bellezza di 20mila euro dal gruppo Bonifaci.
Durante le fasi di attuazione della delibera, la funzionaria pubblica avrebbe fatto da messaggera tra il Campidoglio e Bonifaci, dando ai costruttori delle notizie che invece sarebbero dovute rimanere segrete. I 20mila sarebbero andati a “levare il mutuo e l'ipoteca dell'appartamento venduto dal gruppo Bonifaci a Eleonora Sannibale (figlia della Gasperini) a prezzo di favore (con uno sconto di circa 70mila euro) nonché l'esecuzione di lavori nel citato appartamento ad opera degli operai delle società di Bonifaci e la consegna di euro 3mila in contanti, nonché il pagamento da parte del gruppo Bonifaci delle spese notarili della compravendita dell'immobile” secondo il capo d'imputazione che la vede indagata per corruzione.
Più o meno la stessa cosa avrebbe riguardato un’altra dipendente, tale Rossella Reposati, anche lei nel dipartimento di programmazione e attuazione urbanistica capitolina. Anche in questo caso c’erano in ballo delle agevolazioni per acquistare un appartamento al figlio, in cambio di informazioni riservate su Palazzo Raggi a Pino Costa, collaboratore di Bonifaci. L'avvocato Piergiorgio Micalizzi, legale della Reposati, ha però asserito: “Siamo in presenza di un evanescente impianto accusatorio, confidiamo in un suo proscioglimento in fase preliminare”.
Implicato anche un ex assessore
Un presunto abuso d'ufficio sarebbe stato commesso da Giovanni Caudo, l’ex assessore all'Urbanistica, ex presidente del III municipio e adesso neo consigliere comunale. Caudo sarebbe accusato di “aver posto in essere condotte dirette a far risultare l'inesistenza dei vincoli gravanti sul Fosso di Tre Fontane nonché di aver celato l'esistenza di documenti dell'autorità di Bacino sul fiume Tevere all'avvocatura capitolina che doveva esprimere al riguardo il parere”, oltre all’aver agevolato i privati nell'edificazione delle Torri dell'Eur.
Risulta indagato con Caudo anche Carlo Odorisio, presidente del consorzio di Grotta Perfetta. Il suo legale, l’avvocato Pierpaolo Dell'Anno si è detto fiducioso in quanto: “La liceità delle condotte del consorzio è testimoniata da una precedente archiviazione”.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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