All’ombra del viadotto della Portuense c’è un piccolo cimitero monumentale dove degrado e abbandono hanno preso il sopravvento. È il camposanto della Parrocchietta di via Isacco Newton, edificato nel 1781, ben prima che arrivasse il cemento e la città divorasse prati e vigne. La sua è una storia antica, incisa sulle lapidi spezzate che raccontano vita e passioni di braccianti e maestri, eroi di guerra e fanciulli. Riposano tutti sotto ad un cavalcavia gli abitanti della Spoon River romana che il progresso ha ridotto a discarica. A due passi c’è un fast food dove frotte di adolescenti si danno appuntamento per consumare cibo americano, lasciando qui e lì, a terra, le tracce del bivacco. Chi si spinge fino al parcheggio del cimitero lo fa per appartarsi, per sbarazzarsi di rifiuti ingombranti e materiale edile, oppure, per imbrattare i muri di cinta con graffiti e scarabocchi.
Il passaggio è ridotto al minino. Non sono molti quelli che varcano il cancello del cimitero. C’è ancora qualcuno che si affaccia a portare un fiore sulla tomba dei propri cari e poi ci sono altri che hanno scambiato il camposanto per la propria dependance. Sono i nomadi della porta accanto. Una quindicina di persone che vivono nel villaggio abusivo attiguo e che entrano ed escono dal cimitero per rifornirsi di acqua e corrente elettrica. “Vengono qui a prendere l’acqua – racconta Giampaolo, che viene a visitare la tomba di famiglia una volta alla settimana – per farsi da mangiare e lavarsi, nel campo ci sono anche dei bambini”. “L’acqua non si nega a nessuno – ragiona – ma è triste sapere che ci sono persone costrette a vivere così”. L’insediamento si sviluppa in lunghezza, costeggia le mura esterne del camposanto e si perde nella vegetazione incolta. “Prima stavamo dall’altra parte della strada – ci racconta un nomade, indicando al di là del cimitero, in direzione di via Isacco Newton – ma hanno tagliato il canneto e così ci siamo spostati qui”. “Non rubiamo, non facciamo nulla di male”, assicura. E se dovesse arrivare un nuovo sgombero? Il nostro interlocutore è scettico, ma risoluto, nel caso, a spostarsi di nuovo, assieme ai suoi, dall’altro lato del cavalcavia.
Eppure in queste settimane si sta cercando di capire come fare a ridare dignità a questo luogo. Si parla della partnership con una catena di ristoranti che si è offerta di sponsorizzare la riqualificazione dell'area. La proposta adesso è al vaglio di una conferenza dei servizi che vede coinvolti il Comune di Roma, diventato proprietario della necropoli negli anni Trenta, ed altri quattordici enti. Bisognerà attendere aprile per avere delle risposte. “La sinergia tra pubblico e privato è l’unica strada percorribile – spiega Marco Palma, consigliere di Fratelli d’Italia in XI Municipio – perché gli interventi effettuati sinora non hanno portato ad un miglioramento della situazione, si è trattato soltanto di azioni spot”.
Nel frattempo, la vita di chi frequenta il cimitero è scandita dai soliti disagi e in molti temono per la propria incolumità. “Ormai la gente ha paura anche di andare a fare visita ai propri cari”, ci spiega uno dei frequentatori del camposanto, che ci chiede di non essere ripreso proprio per timore di ritorsioni. Davanti al cancello il viavai di nomadi con i carrelli al seguito è costante. “Non veniamo mai da soli, perché c’è sempre il rischio di imbattersi in qualche malintenzionato”, racconta una signora. “Certo, questo non serve a fermarci”, dice mentre accarezza la lapide di sua figlia, scomparsa lo scorso anno. Ma lei, come tanti qui, vorrebbe più sicurezza. “Servirebbe un maggiore rispetto per il cimitero”, commenta Giampaolo scuotendo la testa.
E in attesta di un intervento delle istituzioni, si moltiplicano le segnalazioni da parte dei residenti.
“Chiedono lo sgombero degli accampamenti abusivi – spiega Daniele Catalano, consigliere leghista dell’XI Municipio – un passo fondamentale per restituire dignità e decoro ad un luogo di culto e di preghiera”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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