Nella stazione fantasma da 30 anni in balìa del degrado

Lo snodo ferroviario è al centro di una battaglia legale tra Rfi e i residenti del quartiere. Nel 2015 è stata ristrutturata ma sono trent'anni che aspetta di entrare in funzione. E nel frattempo è diventata ritrovo per nomadi e senzatetto

Nella stazione fantasma da 30 anni in balìa del degrado

Notti magiche. Inizia tutto da qui, trent'anni fa. “Hanno realizzato una stazione alla buona, volevano sbrigarsi. E poi è andata come è andata”. Max Petrassi, con la sua associazione GreensideRoma Onlus, da anni si batte per la riqualificazione dello scalo fantasma di Vigna Clara. Per lui questo luogo è la "cicatrice del quartiere". Taglia in due le abitazioni che qui sono state costruite mezzo secolo fa. Dove prima c'erano parchi e campi da tennis, oggi domina il degrado.

I treni transitati da qui dall'apertura della stazione, inaugurata in occasione di Italia '90, sono appena sei o sette. Dopo i Mondiali, infatti, venne chiusa. Il servizio riprese per il Giubileo del 2000 e poi fu di nuovo interrotto. Secondo i calcoli fatti da comitati di quartiere e municipio qui sarebbero stati spesi 181 milioni di euro. Nel 2015, infatti, sotto la giunta di Ignazio Marino, la fermata di Vigna Clara viene restaurata. Il risultato è una stazione nuova di zecca ma abbandonata. E appesa alle sentenze del Tar. I residenti, infatti, si sono rivolti ai giudici amministrativi per la prima volta nel 2002 e poi nel 2015, in occasione dei lavori di rifacimento, per denunciare diverse criticità. "Una curva fatta male", sintetizza Giorgio Mori, consigliere municipale, che avrebbe fatto arenare tutto. Tra i temi al centro della disputa, infatti, c'è anche quello dell'impatto dell'opera sul tessuto urbano del quartiere. Secondo i cittadini la stabilità dei palazzi potrebbe essere minata dal passaggio dei treni. "Comitati e associazioni hanno chiesto che fossero fatte le verifiche del caso e che vengano adottati tutti gli accorgimenti tecnici per minimizzare le vibrazioni, oltre alla costruzione di un parcheggio per evitare di congestionare ulteriormente il traffico nella zona", ci spiega Lavinia Mennuni, consigliere comunale di Fratelli d'Italia, che fa parte della commissione mobilità del Campidoglio.

L'ultima udienza c'è stata poche settimane fa. Ma ancora non è stata messa nero su bianco una data. Nel quartiere qualcuno mormora che si stia lavorando per riaprire entro dicembre o gennaio. I più, però, sostengono che sia solo un’utopia. Fabio Massimo Zito, del comitato di quartiere Fleming-Tor di Quinto, spiega come la maggior parte dei residenti sia “favorevole alla riapertura, ma solo a determinate condizioni". Del resto, denuncia, "lo stato di abbandono favorisce insediamenti di disagiati responsabili di aggressioni e furti". Negli anni passati è stata smantellata un'intera baraccopoli grazie al lavoro dei volontari. Ma non è stato facile. “Io stesso sono stato aggredito dopo essere intervenuto per sventare un furto - ci racconta Max Petrassi - da tre persone provenienti dall'insediamento all'interno della stazione". "Ma la sono cavata con una quarantina di punti sulla faccia - prosegue - e uscito dall’ospedale ho deciso di fondare l’associazione”.

All'interno i segni dei bivacchi si vedono ancora. Una saponetta e l'acqua di una fontanella lasciata aperta fa pensare che i tunnel offrano ancora riparo a qualche disperato. Nonostante i lavori di ammodernamento di quattro anni fa, il pavimento è già sfregiato dalle infiltrazioni d'acqua e le mura sono ricoperte dai graffiti. All'interno della cabina di controllo della circolazione ci sono computer sempre accesi e cavi scoperti. Materiale acquistato con soldi pubblici e lasciato alla mercé di tutti. Per ultimare la linea e collegare il centro città con i Paesi a nord di Roma, ci spiegano gli attivisti per il decoro, è in ballo un finanziamento di 300 milioni di euro. "Difficile però che riusciranno a completare la tratta in tempi brevi - scommette Petrassi - la ferrovia dovrà superare due fiumi e lambire un campo nomadi".

Intanto, i cancelli che delimitano il cantiere vengono lasciati aperti e il materiale incustodito. Anche se rischia di essere pericoloso per la salute dei cittadini. "Le traversine che posizionarono qui ormai non vengono più prodotte perché contengono al loro interno numerosi agenti chimici, tra cui il creosoto, potenzialmente cancerogeno", ci spiega il presidente di GreensideRoma. La stazione ne è impregnata e la Onlus chiede che vengano rimosse al più presto. “Vigna Clara deve riaprire prima possibile, bisogna superare questa impasse", è l'appello della Mennuni, che auspica che il "dialogo interrotto" tra Campidoglio, Regione Lazio ed Rfi possa "riprendere al più presto per riattivare lo snodo in sicurezza". "Con questa stazione potremmo raggiungere la fermata Cipro della metro A in 7 minuti, che vuol dire dimezzare il traffico sulle vie consolari che si incontrano in questo punto", spiega Teo Casani, del comitato di quartiere Belloni. "Per me che lavoro all'aeroporto sarebbe una svolta", esclama un altro attivista, Andrea Amici.

A microfoni spenti Fabio,

invece, cita Tex Willer e si chiede come l'avrebbe combattuta lui questa “guerra” urbana contro degrado, sbandati e graffitari. Peccato che il vecchio ranger sia solo un fumetto, altrimenti sarebbe il nuovo eroe di quartiere.

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