Ronaldinho a San Siro, che festa

Il brasiliano presentato davanti a 40mila persone. Galliani: "Macché show tv, alle 20,30 il Barça ci aveva diffidato dal presentarlo. Voleva altre garanzie". Dinho: "Sono sanissimo e pronto a giocare tutte le partite"

Ronaldinho a San Siro, che festa

Milano - Chi ha voglia di conoscere da vicino l'effetto Ronaldinho, sul piccolo mondo antico del Milan e del calcio italiano, si affidi alle cifre e alle notizie della giornata di ieri, la prima del Gaucho in rossonero. Mille maglie prenotate (senza conoscere nemmeno il numero), 4 milioni di pagine visitate sul sito ufficiale, in tilt il sistema di Banca Intesa per le prenotazioni degli abbonamenti. Basta? Chi non ha fede si rivolga pure al sondaggio realizzato da Skytg24 («non vincerà lo scudetto»), gli altri possono invece farsi cullare dalle parole di Buffon, mica l'ultimo arrivato («per il tricolore dico Milan») oppure deliziarsi con l'altro giochino in voga sul web, i tifosi che s'interrogano sul soprannome da confezionargli su misura, tre opzioni a disposizione, «la voglia matta», «stato di grazia» e «straziami ma di gol saziami». È il delirio, ragazzi. Ma perché lo storione di Ronaldinho al Milan, nella notte dedicata alla sua pubblica presentazione, dentro la cattedrale di San Siro, sia completo c'è bisogno anche del giallo, dell'ultima puntata dell'intrigo, svelato da Adriano Galliani.

«Alle 20.30 mi ha chiamato il Barcellona e mi ha diffidato dal presentare il giocatore: mancavano le garanzie della banca chiamata a disporre il versamento della cifra in due rate (21 milioni più 4 di bonus le dimensioni effettive dell'operazione, ndr)» il particolare fornito dal vice-presidente vicario del Milan alla platea di giornalisti e vip. Così, in diretta tv, avviene il passaggio emblematico dell'operazione, con la doppia firma sotto i riflettori: quella del vice Berlusconi e la sigla del giocatore, passato dalla sede, in mattinata, a firmare il proprio contratto economico, tre anni a 6,5 milioni di euro netti l'anno. Briciole rispetto ai suoi guadagni, qui esibiti con un bracciale e un orologio tempestato di diamanti. «Ma quanto varrà quel luccichio?» chiede un collega non molto esperto di preziosi. «È stato l'affare più complicato della mia lunga carriera rossonera» ammette alla fine Galliani, sfiancato dalla trattativa, ma felice. «Il Barcellona ha tentato di far saltare il banco per venderlo al Manchester City: l'incoraggiamento di Berlusconi mi ha aiutato a concludere l'intesa» ripete il dirigente. Ha gli occhi che gli brillano mentre Ancelotti si squadra il suo nuovo gioiello, ne segue le risposte in portoghese, prende nota e appunti dei passaggi simbolici. «Considero Kakà uno dei più bravi giocatori al mondo, sono stato al suo fianco nella nazionale brasiliana, non avrò alcun problema a trovare l'intesa con lui nel Milan» la dichiarazione che mette il silenziatore a quel che molti pensano possa diventare il tormento di Ancelotti.

Ronaldinho ha voglia, una grande voglia di Milan e di calcio italiano («è tra i più competitivi al mondo»), ha voglia di ripagare il grande affetto riscosso, qui a Milano, con le sue magie per provare «l'emozione speciale avvertita al mio arrivo». Ma Ronaldinho è anche sano: Adriano Galliani scandisce bene la seconda notizia del giorno («ha brillantemente superato le visite mediche e voi sapete che le nostre visite mediche sono molto puntigliose») prima di sentire dalla voce, roca di Ronaldinho, la risposta che vale più di una garanzia. «Ho superato l'infortunio, sono in grado di giocare tutte le 40-45 partite che mi aspettano nel Milan». Anche fuori dal campo, Ronaldinho scommette a occhi chiusi: «Ho sempre condotto una vita regolare. Altrimenti non avrei potuto vincere quel che ho vinto col Barcellona». Mai saputo dell'interesse dell'Inter («mio fratello trattava, io pensavo solo a giocare»), mai pensato di volare a Manchester («dal giorno in cui arrivai a San Siro per l'amichevole in onore di Albertini ho capito che c'era un feeling con questo pubblico»), mai condizionato dalla mancanza della Champions. «Sarà uno stimolo in più per vincerla tra due anni» la sua sfida. Solo il look fa discutere, in una serata da favola: vestito con la maglia rossonera senza numero («non l'ho deciso») e le trecce che spuntano dal copricapo curioso. Il presidente Berlusconi gliele farà tagliare?, chiedono maliziosi. «No, ci fu già un signore che si presentò con le trecce» risponde Galliani.

Si chiamava Gullit, fu il primo fenomeno calcistico e mediatico giunto a San Siro nell'era Berlusconi. Quella sfilata continua. Adesso c'è Ronaldinho, da ieri sera a nanna a Milanello. Come un giocatore del Milan a tutti gli effetti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica