Si fa presto a dire escort. A leggere le carte di un procedimento penale istruito a Messina nel febbraio 2009 e che il prossimo 23 febbraio la vedrà in aula per il furto di un braccialetto da 3mila euro ( ad accusarla la titolare di un beauty center che l’aveva assunta) su Ruby si direbbe piuttosto il contrario. Perché in questa storia collaterale, e di molto precedente all’inchiesta sulle feste di Arcore, la ragazza marocchina si ribella alla datrice di lavoro che, a suo dire, la vuole far prostituire con i pezzi da novanta della Messina-bene. Una storia anticipata dal Giornale una settimana fa con l’intervista all’amica del cuore della giovane marocchina. Una storia ripercorsa a verbale da Ruby che ai poliziotti non solo spiega di essere estranea al furto, ma confessa di essersi rifiutata di «concedersi» sessualmente a facoltosi professionisti nonostante il bisogno di denaro e le pressioni della titolare del centro estetico che l’aveva accolta e ospitata.
Quando Ruby lascia il beauty center per scappare «a una vita che non mi piace»,trova l’aiuto dell’imprenditrice Graziana Cubeta. Ma il 17 febbraio la titolare del centro rintraccia Ruby, chiama la polizia ed entrambe finiscono in questura dove la denuncia per furto viene formalizzata. Dalla doppia versione di Ruby, raccolta il 17 febbraio 2009 e il successivo 2 marzo, traspare un quadro desolante di ciò che la ragazza sarebbe stata costretta a fare se non fosse fuggita. «Un amico (…) che ha un bar, mi ha presentato (la titolare del centro estetico, ndr ) che si è impegnata a darmi vitto e alloggio in cambio del mio lavoro, dormivo nel centro, sul divano (…). Alle 20 chiudeva il centro (…) e dopo venivano fatti ancora massaggi e c’erano persone che chiedevano che io massaggiassi le loro parti intime. Mi sono rifiutata ogni volta scoraggiando le loro avances ».
La titolare, però, non la prendeva bene. «Mi sgridava e minacciava di buttarmi in strada. Cercava di convincermi che se avessi praticato qualche massaggio particolare avremmo guadagnato parecchio denaro, e in particolare io che ne avevo molto bisogno». Ma quel che, due anni fa, Ruby rivela con particolare orrore è il «gioco dei dadi» molto in voga a Messina. «Il padrone di casa ha preso due dadi di colore giallo con le scritte nere. Sui lati di uno c’era scritto “succhiare, leccare, toccare, scopare, eccetera”. Sui lati dell’altro, c’era scritto “bocca, tette, eccetera”. Nel corso del giocoè uscito fuori che uno dei presenti mi doveva toccare il seno. Mi sono rifiutata. E cosi sono stata minacciata» dalla proprietaria del beauty center. «Se non lo avessi fatto mi avrebbe fatto dormire per strada». Al «gioco» avrebbero partecipato professionisti dell’alta borghesia messinese e naturalmente la stessa proprietaria del locale di bellezza, che come riportato dal settimanale Centonove , nega tutto: «Ruby è solo una bugiarda, ho sbagliato a darle ospitalità. Lo ha detto solo per giustificarsi di ciò di cui è accusata: il furto di un bracciale di tremila euro». Ruby invece racconta di nottate in discoteca e festini. «Alcuni giorni della settimana uscivo con (la titolare, ndr ) e con i suoi amici. Andavamo in ristorante, in discoteca, o nelle abitazioni dei suoi amici. (La titolare, ndr ) e i suoi amici fumavano, bevevano, assumevano sostante allucinogene. L’11 febbraio, quando l’ultimo cliente andava via, prima (la titolare, ndr ) e poi io facevamo la doccia. Fatto ciò, mi dava per vestirmi un perizoma ed un reggiseno. Lei era vestita allo stesso modo. Di questo chiedevo spiegazioni. Mi riferiva che voleva giocare con i cuscini. Stavo al gioco. Ad un certo punto ho visto sbucarmi da dietro (…). Subito mi sono coperta con un lenzuolo ma (…) da dietro mi stringeva le braccia e mi spingeva in bagno. In bagno ho reagito violentemente riuscendo a divincolarmi. Chiedevo alla (titolare, ndr ) spiegazioni circa la presenza di (…).Dopo un po’ mi convinceva ad uscire. Andavamo alla discoteca Re Vittorio. Lì ad un certopunto spariva e mi trovavo sola con (…). Quest’ultimo ha tentato sempre in discoteca di baciarmi sul collo, stringendomi a lui. Mi divincolavo e gli davo uno schiaffo. II giorno dopo (la titolare, ndr ) mi sgridava e mi tirava in faccia un blocco di appunti. Dovevo cambiare atteggiamento perché (…) era ricco e specialmente io avevo bisogno dei suoi soldi».
Anche l’amica di Ruby, Graziana Cubeta, titolare di un’agenzia di marketing e moda, il 17 febbraio 2009, in piena notte, a verbale conferma il racconto di Ruby, la circostanza del gioco dei dadi e quant’altro. «Avevo lavorato nel centro massaggi come promoter ed hostess. Una sera di gennaio in discoteca (la titolare, ndr ) mi ha presentato Karima come sua cugina. Da quel giorno siamo diventate amiche. Qualche tempo dopo ho scoperto che lavorava al Centro e ci viveva. Karima non veniva pagata per quello che faceva. E mi raccontava che ( la titolare, ndr ) le dava da mangiare una mela o un toast. Per questo motivo sia io che Flavia (…) portavamo cibo di nascosto». Versione respinta dall’accusatrice di Ruby:«Karima non ha mai svolto al centro alcun tipo di lavoro. Forse avrà svuotato un cestino (…). Queste accuse sono altrettanto false. Karima non solo non lavorava, ma me la portavo nei ristoranti, dove mangiava ostriche ».
Le parole di Graziana fanno emergere, invece, ben altro: «Karima mi ha raccontato del gioco del dado e dei maltrattamenti che subiva da (titolare del centro estetico, ndr ). Che prima mi ha chiamato per dirmi delle chiavi, poi di un furto di 300 euro, ed infine del bracciale.
( La titolare, ndr ), quando ha scoperto che avevo aiutato Karima, mi ha minacciato. E così allo stesso modo i miei amici Giuseppe (…) e Nello (…)», che Ruby aveva tirato in ballo come colui che le aveva proposto di lavorare in locali di scambio di coppie in cambio di compensi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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