Saint Exupéry: lettere d’addio a Consuelo

L’ultimo legame del romanziere-aviatore in «Tango per una rosa» di Laura Pariani

Ma tu sai chi ami, quando ami? Quando odori una rosa e ti prendi l’impegno di curarla per sempre, conosci la tirannia di questo amore?
Nel 1930, di stanza a Buenos Aires come direttore di una nuova linea dell’Aeropostale-Argentina, Antoine de Saint-Exupéry la sapeva ormai lunga sulle rose tiranne. A Parigi, all’inizio degli anni Venti, si era scottato per la prima volta in modo grave con Louise de Vilmorin. Era, questa, il tipo di donna che lascia terreno bruciato nell’anima dei suoi amanti: «Non ho fiducia nella mia fedeltà», «ti amerò per sempre, stasera», «il mio amore è a singhiozzo» e altre battute serissime che dovettero far disperare il cuore del giovane - e innamoratissimo - futuro autore di Volo di notte. Molti identificano in lei la capricciosa rosa cui si sottomette il Piccolo Principe: certo senza la storia infelice con Louise, non avremmo le intense pagine sull’amore di Cittadella, scritte venti anni dopo e ancora animate dal dolore della perdita.
Ma... C’è un ma. Le donne importanti nella vita di uno scrittore, madre esclusa, sono spesso due: la prima distrugge l’iniziale idea di amore romantico, la seconda la ricostruisce poi giorno dopo giorno, fin dove è capace di farlo. Non è detto che entrambe non usino gli stessi mezzi, solo, in modo diverso.
Consuelo Soncin non era l’opposto di Louise, e incontrandola a Buenos Aires, quell’autunno, Antoine dovette riconoscere in lei dei tratti in comune con l’ex amante, come la predilezione per gli artisti, la pittura, la scultura; e lo stile di vita molto bohémien. I loro rapporti iniziali, come parte della vita di lei, si perdono in racconti mitomani che si contraddicono l’un l’altro: Consuelo abbellì con la menzogna - per decenni - il suo legame con Saint-Exupéry. Proprio per questa ragione, non sbaglia Laura Pariani nel suo ultimo romanzo, Tango per una rosa (Casagrande, pagg. 96, euro 12,80) a concedersi licenze poetiche e visioni d’artista capaci di raccontare la storia d’amore tra i due con maggior verità di una biografia.
Il libro inizia con un dolorante Tonio a bordo di una corriera-ambulanza piena di soldati francesi immersi in un sonno nervoso: «Sembra un’Unità medica» pensa, «vuol dire che sono ferito... ». Sobbalzi, voglia di bere, un’infermiera che porta il whisky, un chiosco lungo la strada: la mente dell’aviatore registra le immagini di un viaggio sempre più surreale, e intanto rammemora. Vecchi incidenti aerei, prematuri incontri con la morte, voli notturni, gli amici, Parigi, l’infanzia e il rapporto con la madre... Addirittura, pare sull’autobus vi sia una piccola orchestra: le inquiete parole di un tango scandiscono i chilometri e i ricordi. Le mani di Tonio trovano nelle tasche del giubbotto un quadernetto e una stilografica. Bisogna scrivere. Ma a chi? A chi scrivi, quando intuisci che stai facendo il tuo ultimo viaggio?
Una lettera, poi due, poi tre... «Mia Consuelo, mia consolazione, corazón, amour, douleur... » e finalmente sai chi ami, quando ami: anche se hai sprecato molto tempo prima di capirlo, e non hai ottenuto quanto sognavi di fare, e ora è troppo tardi - l’autista si volta verso Antoine: «Prossima fermata, Acheronte. Cercate la monetina per il pedaggio». Così, alla fine, dopo avere consegnato il senso stesso della sua vita alle lettere indirizzate a Consuelo, Antoine può lasciarsi andare: «Il volo, l’esperienza che più ho amato e di cui muoio; non si muore di un incidente, ma di se stessi. Sorrise, sentendo che la paura finalmente lo abbandonava».
È l’omaggio della fantasia di Laura Pariani allo scrittore francese: la possibilità di una salvezza al di là della letteratura, tramite l’amore.

Tango per una rosa trasmette al lettore la stessa sensazione di estraneità al fluire dei secoli geologici - «Sentir, que es un soplo la vida, que veinte años non es nada» è uno dei tanghi del libro - ma ricorda anche, nelle parole di un altro scrittore argentino, che «ovunque ci troviamo, siamo a un incrocio e abbiamo stelle anche sotto i piedi».

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