Teheran - Di certo c'è solo una cosa: la pressione internazionale ha indotto Teheran a muoversi con estrema cautela. E così la sentenza di lapidazione per Ashtiani Sakineh è stata sospesa. La donna 43enne, condannata per adulterio e per complicità nell’omicidio del marito, non sarà uccisa. Almeno per il momento. Lo ha reso noto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehmanparast: "Il verdetto riguardo la vicenda di tradimento extraconiugale è stata bloccata ed è stata sottoposta a revisione", ha detto in un’intervista a una tv locale. E' un successo della comunità internazionale, che si è mossa, nelle ultime settimane, con un fortissimo pressing volto a scongiurare l'esecuzione della pena. L'Iran, però, mette le mani avanti: "La difesa di una persona dall’accusa di omicidio non dovrebbe essere trasformata in una questione di diritti umani". Per il portavoce, se così fosse, allora i paesi europei dovrebbero rilasciare in nome dei diritti umani tutti gli assassini incarcerati.
"Da Francia e Italia ingerenze indebite" La critica nei confronti della comunità internazionale, Italia e Francia, viene dopo che il Comitato diritti umani del parlamento iraniano (Majlis) ha censurato il nostro paese e la Francia per la difesa di Sakineh. "Le posizioni adottate da Italia e Francia su questo caso - afferma Zohreh Elahian, membro del Majlis, in base a quanto riporta l’agenzia di stampa Irna -, sono un chiaro esempio della loro interferenza nel sistema giudiziario iraniano e nei nostri affari interni. Questi approcci - prosegue il politico -, sono illegali e di mera propaganda contro la Repubblica islamica".
Frattini-Carfagna: segno di ragionevolezza La conferma di Teheran "della sospensione della sentenza di lapidazione è il risultato di una mobilitazione internazionale di governi e opinioni pubbliche e un importante segnale di ragionevolezza da parte delle autorità iraniane". Lo sottolineano, in una nota congiunta, i ministri degli Esteri, Franco Frattini, e delle pari opportunità, Mara Carfagna, spiegando che "ne esce incoraggiata la volontà di mantenere su molti temi, anche sensibili, canali di dialogo e di rispetto reciproco".
La risoluzione del parlamento Ue Quando è arrivata la notizia della sospensione della pena il parlamento di Strasburgo aveva da poco approvato, all’unanimità, una risoluzione per chiedere la revisione della condanna a morte di Sakineh. Gli eurodeputati hanno chiesto alle autorità di Teheran di garantire alla donna un processo giusto. Molti parlamentari sono arrivati in aula indossando magliette con l’immagine della donna. Nel testo esprimono "costernazione" perchè l’Iran continua a essere uno dei pochi Paesi al mondo che mantiene la lapidazione e invita il parlamento di Therean a vietare la pratica.
La vicenda di Sakineh La prima condanna per Sakineh è stata pronunciata nel maggio 2006. La donna è colpevole di aver avuto una "relazione illecita" con due uomini dopo la morte del marito. Le vengono inflitte 99 frustate. Dopo quattro mesi subisce una nuova condanna uno dei due suoi amanti viene accusato dell'omicidio del marito. E lei viene condannata a morte (mediante lapidazione) per adulterio.
La Corte Suprema iraniana conferma la condanna a morte nel maggio 2007. Il 12 agosto 2010 un programma della tv iraniana parla della presunta confessione di Sakineh. Ma l'avvocato della donna afferma che la propria assistita è stata torturata per estorcerle la confessione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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