Il morbo di Alzheimer è la più comune forma di demenza e, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, colpisce nel mondo circa 24 milioni di persone (un anziano su quattro con più di 80 anni). Le stime prevedono che questo numero raddoppierà tra 20 anni, con un conseguente marcato onere per la salute pubblica e per i caregiver, ovvero coloro che si occupano di soggetti malati, disabili e non autosufficienti. Gli scienziati dell'Università della Finlandia Orientale hanno scoperto che più del 60% dei caregiver di individui affetti da Alzheimer ha sperimentato sintomi lievi di depressione al momento della diagnosi. In un terzo di essi la sintomatologia è peggiorata durante un follow-up di cinque anni. Lo studio è stato pubblicato su Clinical Gerontologist.
Alla ricerca hanno partecipato 226 caregiver di pazienti con morbo di Alzheimer. I sintomi depressivi sono stati monitorati per cinque anni a partire dal momento della diagnosi. Il 61,5% degli stessi ha manifestato una chiara sintomatologia già nei primi tempi delle cure rivolte ai loro famigliari. In più della metà di essi i disturbi sono rimasti lievi durante il follow-up e in alcuni casi sono addirittura diminuiti. Tuttavia un terzo di questo campione ha visto peggiorare la depressione, con un aumento delle manifestazioni soprattutto nel terzo e nel quinto anno dopo la diagnosi.
Alzheimer, i caregiver donna rischiano di più
I caregiver la cui sintomatologia si accentuava erano in genere donne che si prendevano cura del coniuge con Alzheimer e associate problematiche neuropsichiatriche. Tuttavia la capacità funzionale del paziente o l'intensità della sua malattia non erano associate ai sintomi depressivi sperimentati dai caregiver. Dunque la gravità e la progressione della demenza non spiegherebbero il malessere dei caregiver, ma quest'ultimo sembrerebbe essere correlato a background individuali, in particolare alle difficoltà burocratiche ed economiche incontrate durante gli anni di assistenza.
Il morbo di Alzheimer è una patologia molto complessa la cui eziologia non è ancora nota con precisione.
Un recente studio condotto dagli scienziati dell'Università della California ha dimostrato come le varianti genetiche, pur avendo un piccolo impatto sul disturbo, possano collettivamente aumentare la possibilità della sua insorgenza interrompendo, attraverso il genoma, specifici programmi trascrizionali. Secondo i ricercatori finlandesi è fondamentale soddisfare le esigenze psicologiche e morali dei caregiver al fine di supportarli nel loro delicato compito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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