Aumentano i Pericoli dell’Andropausa nell’Uomo

Maschi attenzione, dopo i 50 anni l’andropausa è in agguato...

Aumentano i Pericoli dell’Andropausa nell’Uomo

Maschi attenzione, dopo i 50 anni l’andropausa è in agguato. Ma, a differenza della menopausa femminile, non corrisponde all’incapacità di procreare. L’andropausa è infatti caratterizzata da un insieme di piccoli e grandi disturbi che si manifestano in maniera subdola e silenziosa: maggiore affaticamento muscolare, variazione al ribasso dell’attività sessuale e della libido con l’erezione che viene raggiunta più tardivamente e la detumescenza, dopo l’orgasmo, più rapidamente, deficit erettile in altri casi; insicurezza e senso di inadeguatezza fino alla depressione, ripresa più lenta da malattie ed eventi stressanti.

“II fattore che più di ogni altro influenza negativamente i livelli dell' ormone - dice il prof Aldo Franco De Rose, andrologo e urologo della Clinica Urologica di Genova e Presidente dell’Associazione Andrologi Italiani (ASSAI) - è il fumo di sigaretta, per cui l’insorgenza dell’ipogonadismo può essere anche più precoce, rispetto ai 50 anni”. A diminuire però l’età di insorgenza dei disturbi troviamo altri fattori di rischio come l’ipertensione, l’ipercolesterolemia, l’eccessivo consumo di alcool, la dieta inadeguata, la mancanza di esercizio fisico e naturalmente il diabete. “Ma ultimo e più recente allarme, ma non per questo meno importante, è l’assunzione della finasteride contro le calvizie da parte dei giovani” prosegue Aldo Franco De Rose, “E recentemente la FDA ha “costretto” l’aziende produttrice di questo farmaco a scrivere sul bugiardino l’avvertenza che i disturbi andrologici (perdita della libido , impotenza) possono persistere anche dopo la sospensione del trattamento farmacologico della finasteride”.

Di questo e altro si è discusso al Congresso del Nord Italia dell’Associazione Andrologi Italiani, venerdì 24 e sabato 25 maggio a Portofino Vetta.

Dunque, nella realtà, l’andropausa non è da considerare un “climaterio” in senso stretto come quello femminile ma può essere etichettata come un insieme di sintomi che interessano tutto l’organismo, ad iniziare dalla difficoltà di concentrazione, anemia all’ affaticamento ed è dipendente, quasi sempre, da una diminuita produzione di testosterone . “ Questo ormone, i cui valori sono considerati normali sopra 3,2 ng/ml, puntualizza il Aldo Franco De Rose, dopo i cinquanta diminuiscono dell’1%, ogni anno, con il risultato che la sua diminuzione interessa circa il 7% degli uomini fra i 50 e 60 anni. Tale percentuale sale al 20% nei soggetti tra i 60 e gli 80 anni e al 35% in quelli di età superiore agli 80 anni. “Questo calo di androgeni, è conosciuto tecnicamente con il nome di Late Onset Hypogonadism (LOH) cioè di ipogonadismo ad insorgenza tardiva”.

Infine i dati derivanti da studi i su popolazioni nord europee indicano che oltre i 50-60 anni più di un uomo su sei si ammala di osteoporosi, con un’incidenza pari a circa la metà di quella delle donne e sempre a causa di carenza del testosterone. Ma queste cifre aumentano significativamente se si considerano tutti i casi di osteoporosi maschile derivanti da terapie cortisoniche o più frequentemente con antiandrogeni, a cui l’uomo spesso è sottoposto dopo diagnosi di tumore prostatico e che sono spesso ignorate. Dunque testosterone a tutti e sempre?

Certamente sì, quando sia accertata una reale carenza: la terapia sostituiva è in grado di invertire

tutti quei sintomi, che purtroppo, molto spesso vengono confusi con l’invecchiamento. Particolare attenzione però ai casi di sospetto tumore prostatico (PSA elevato) o a coloro in cui la malattia sia stata già diagnosticata.

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