Da sempre gli scienziati hanno sospettato che l'intestino avesse un ruolo di fondamentale importanza nell'insorgenza di alcune malattie, come il diabete, la depressione, l'autismo e la schizofrenia. Tuttavia, essi riscontrano ancora notevoli difficoltà nello studiare le circa 400 specie di batteri intestinali, aerobiche e anaerobiche, che popolano il nostro apparato digerente e che, nel loro insieme, costituiscono la cosiddetta flora intestinale.
Con un recente studio pubblicato sulla rivista "Nature Biotecnologia", i ricercatori dell'Università di Copenaghen, in Danimarca, hanno presentato lo sviluppo di una tecnica rivoluzionaria che può aiutare a svelare alcuni dei misteri di questi microrganismi. Invece di studiare i batteri all'interno dell'intestino, gli scienziati hanno analizzato le feci.
Questa materia organica contiene al suo interno resti dei microorganismi viventi che hanno contribuito a metabolizzare il cibo nello stomaco e nell'intestino e, di conseguenza, sono in grado di fornire una visione unica di un ambiente diversamente inaccessibile. Tuttavia, fino ad ora, la tecnologia ha permesso di leggere solo frammenti del DNA dei batteri intestinali. Alla luce di ciò, il professore associato Simon Rasmussen e il suo team hanno sviluppato un algoritmo che, mediante l'utilizzo dell'intelligenza artificiale, fosse in grado di analizzare le stringhe di DNA dei batteri nelle feci.
Poiché un grammo di feci contiene circa un miliardo di batteri di 500-1000 tipi diversi, la ricostruzione del loro DNA consentirebbe di conoscerne meglio la natura.
La metodologia però, come spiega Rasmussen, può essere utilizzata per studiare anche altre sostanze oltre alle feci, come ad esempio i corsi d'acqua in prossimità delle fabbriche. «La nostra intelligenza artificiale - afferma -è in grado di analizzare set di dati molto diversi e identificare modelli e connessioni. Ha un grande potenziale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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