Bologna, per la prima volta impiantata una caviglia stampata in 3D

La tecnica innovativa è stata sperimentata su un 57enne che nel 2007 fa era rimasto vittima di un incidente. L'operazione all'Istituto ortopedico Rizzoli

Bologna, per la prima volta impiantata una caviglia stampata in 3D

Per la prima volta a livello mondiale, all'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna si è svolto un intervento con una tecnica innovativa. Su un paziente 57enne è stata impiantata una intera caviglia ricostruita con una protesi su misura stampata in 3D.

Il delicato intervento è stato eseguito con grande successo dall'equipe medica guidata dal professor Cesare Faldini, direttore della Clinica Ortopedica e Traumatologica 1. Il team di professionisti ha operato l'uomo lo scorso 9 ottobre, ma solo ora che il paziente ha recuperato la piena funzionalità dell'articolazione è stata diffusa la notizia. Come riporta Tgcom24, il 57enne era rimasto vittima di un grave incidente nel lontano 2007. Nell'urto, la sua caviglia era rimasta gravemente lesionata e aveva perso ogni funzionalità. Considerato non operabile a causa dell'alterazione anatomica della sua caviglia, l'uomo aveva perso quindi l'uso della gamba. Ma non si è dato per vinto.

Ed ecco che ora, 13 anni dopo, c'è stata la svolta. L'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna ha infatti messo a punto una tecnica innovativa di personalizzazione dell'intera procedura di sostituzione protesica della caviglia. A partire dall'anatomia del paziente, è stato costruito un impianto su misura del 57enne in stampa 3D della caviglia. Un lavoro lungo e complesso, frutto della collaborazione tra chirurghi ortopedici e ingegneri del Rizzoli e dell'Università di Bologna.

E così, dopo il delicato intervento realizzato lo scorso 9 ottobre per la prima volta al mondo, il paziente ha ripreso piano piano a camminare. E da ora in poi non potranno che esserci altri miglioramenti. Un grande orgoglio per la sanità italiana. Il professor Cesare Faldini ha spiegato che l'uomo adesso sta bene.

La tecnica, hanno precisato dall'istituto Rizzoli dopo l'intervento, è stata creata per i pazienti che non posso ricevere protesi tradizionali e che quindi rischiano di non tornare a camminare. Una svolta che ora potrà portare grandi benefici ad altri numerosi pazienti che fino ad ora erano stati giudicati non operabili.

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